L'ANALISI
12 Gennaio 2022 - 17:02
Abele Ruggeri
CREMONA - La brutta avventura ad Atene vissuta nel 2017 l'ha raccontata alla trasmissione I Fatti Vostri: il curioso caso di Abele Ruggeri, anziano farmacista 76enne di Cremona, scambiato per ultrà e pestato in maniera violenta dalla polizia locale.
Cinque anni fa finì in ospedale con diverse fratture fra cui una al naso e una alla mascella. “Dopo quello che è successo ad Atene e poi quello che si è susseguito ho deciso di non andare più allo stadio – ha svelato Abele Ruggeri parlando in diretta tv – noi eravamo turisti, andavamo in giro per il mondo e ne approfittavamo per vedere la squadra del cuore".
La sua passione per il Milan? "Nacque da mio padre. Dopo la scuola, sono di Cremona, andavo a vedere gli allenamenti e un giorno sentì due persone dietro di me che parlavano del Gre-No-Lì del Milan, poi li vidi in tv e persi la testa”.
“Quando lavoravo andavo allo stadio due volte all’anno – ha continuato – poi quando andai in pensione decisi di seguire il Milan a cominciare dall’infausta trasferta di Istanbul e sono stato anche in Cina”.
Poi arrivò la trasferta in Grecia, ad Atene, del 2017: “Fu un incubo. Eravamo sulla metro, e ad un certo punto ci fu un’imboscata da alcuni ultras greci. Lanciarono bengala e fumogeni, sembrava che la carrozza si fosse incendiata. Poi la metro fu bloccata, fummo costretti a scendere, trovammo rifugio dietro un cartellone pubblicitario. Poi è arrivata la polizia, sorridevamo, ma ci fecero girare e ci manganellarono”.
Abele Ruggeri finì in ospedale: “Mi ricordo poco di quegli istanti, mi ricordo i medici che dicevano che dovevano darmi l’adrenalina. Mi arrivò una manganellata, e poi un’altra mi fratturò il naso e la mascella. Fui portato in reparto ed ebbi la sorpresa di essere piantonato e in arresto”.
Poi la moglie riuscì a coordinare il rientro in Italia. “I poliziotti non mi hanno spiegato nulla, ma mi hanno detto che non riuscivano a capire come poteva succedere una cosa del genere con una persona che poteva essere il loro nonno”.
Poi riuscì a farsi dimettere e a rientrare in Italia: “Pensavo che tutti fosse finito, non denunciai la polizia greca. A fine febbraio 2020, poco prima del lockdown, mi arrivò una chiamata dalla Digos e mi dissero che ero citato in giudizio per aver danneggiato la metro greca”.
Ancora non si è riusciti a fare chiarezza: “La prima udienza del maggio 2020 fu rimandata per il Covid, poi rimandata anche la seconda”.
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