CALCIO
12 Gennaio 2022 - 05:05
CREMONA - Il selfie di loro sette con aria di sfida e il commento: «Ieri abbiamo chiuso la Bissolati». Il 12 giugno del 2019, su Instagram la baby gang si vantò della notte violenta all’interno della canottieri sul Po. Durante una festa, prese di mira dei giovani. Storia di pestaggi e rapine per 20 euro. Due mesi dopo, la Squadra Mobile chiuse il cerchio: tre minorenni vennero arrestati e messi in una comunità di recupero, due minorenni e due maggiorenni furono indagati a piede libero. È l’operazione Last Night, costola del Cremona Dissing, la precedente indagine dell’Arma sui gruppi che si davano appuntamento sui social per le maxi scazzottate. I maggiorenni si chiamano Yassin e Mouad, hanno entrambi 20 anni, sono nati in Italia da genitori marocchini, risiedono in città. Sono a processo, ma le testimonianze raccolte sinora in aula da tre vittime hanno ‘giocato’ a favore della difesa (Mouad è assistito dall’avvocato Cristina Pugnoli). «C’era buio». «Non li ho visti», «Non ricordo». Altri testimoni saranno sentiti all’udienza del 5 aprile prossimo.
Agli atti dell’inchiesta c’è un articolo de «La Provincia» del 17 giugno 2019 sulle baby gang scatenate. Da qui prese le mosse l’indagine della Polizia che diede un nome e un volto ai ragazzi della banda. La prima aggressione si verificò nei pressi della Bissolati. Un ragazzo fu circondato dal gruppo e preso a schiaffi. Solo il fatto che conoscesse uno degli aggressori gli evitò conseguenze più gravi. Il secondo episodio si verificò nel bel mezzo della festa. Un giovane fu aggredito solo perché passando davanti alla gang, urtò e fece cadere una sedia. Poco dopo, una rapina: un minore fu circondato dal branco, buttato a terra, preso a calci per rubargli 20 euro. Ci provarono anche con un altro ragazzo, ma la rapina fallì. La vittima riuscì a scappare. Sono i fatti contestati ai maggiorenni, in concorso con i minorenni.
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