L'ANALISI
05 Gennaio 2022 - 09:25
CREMONA - La pressione sul sistema sanitario locale si legge anche attraverso l’attività delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale create a marzo 2020, nel pieno della fase più drammatica della pandemia, per supportare i medici di Medicina generale nella cura domiciliare dei malati Covid. A dicembre, parallelamente all’esplosione dei contagi, nell’ambito di Ats Val Padana c’è stata un’inevitabile impennata di chiamate e di visite: 201 dal 29 novembre al 31 dicembre, con un picco massimo registrato di 54 interventi tra il 13 e il 19 dicembre. «E questo nonostante la richiesta fatta ai medici di famiglia di richiedere il loro aiuto solo in via eccezionale – sottolinea Gianmario Brunelli, direttore del Dipartimento di Cure Primarie di Ats – . Ciò significa due cose: che avremmo avuto numeri decisamente molto più alti e che la medicina territoriale si è ritrovata di nuovo in difficoltà nel fare fronte da sola alla nuova ondata». Nelle stesse ore crescevano anche le attività di screening nelle comunità (aziende, case albergo, centri diurni), con 328 tamponi effettuati tra il 6 e il 19 dicembre.
«Dal mese scorso il lavoro è decisamente aumentato, stiamo vivendo una recrudescenza del virus spinto dalla Omicron il cui picco si vedrà a fine gennaio – continua Brunelli –. Le Usca sono strutturate per rispondere ai mutamenti repentini ai quali la pandemia ci ha abituati: se tra ottobre e novembre eravamo arrivati a solo 5 medici che turnavano, ora abbiamo dovuto aumentarli a 9, fino ad un massimo in alcune giornate di 13. Per avere un metro di paragone, ricordo che a marzo 2020 si era arrivati a 16 medici in turno, poi saliti a 21». Grande flessibilità e prontezza nell’entrare in servizio sono le caratteristiche delle unità speciali: «Va loro riconosciuta la disponibilità totale, non solo di tempo, ma anche per tipologie di prestazioni che via via sono state loro affidate – spiega Brunelli – . Se inizialmente erano destinate alle visite domiciliari di pazienti Covid per alleggerire e supportare i medici di famiglia, poi si è richiesto loro di eseguire tamponi molecolari, effettuare ecografie toraciche domiciliari, realizzare screening in comunità e somministrare l’antinfluenzale. Infine, sono state coinvolte per le vaccinazioni».
Una mole di lavoro enorme, alla quale hanno dato una risposta eccellente. Senza contare che l’organico si sta assottigliando: da 55 a 34. Perché anche sulle Usca pesa la carenza di camici bianchi. Nonostante ciò, i numeri raggiunti sono in crescita e raccontano la lotta silenziosa che la sanità continua a combattere sul territorio: complessivamente, nel 2021 le Usca hanno effettuato 3.739 visite domiciliari, 2.042 tamponi molecolari (1528 su richiesta degli mmg e 514 in seguito alla sorveglianza sanitaria), 1.376 chiamate di controllo, 425 eco toraciche, 6.585 vaccinazioni su persone non trasportabili e 8.118 screening in comunità.
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