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CREMA. IL NODO «DOPO DI NOI»

Disabilità, pronti a vivere «soli» nella palazzina dell'Anffas

La struttura nasce dal progetto «Io Abito» ed è pronta ad ospitare i primi inquilini lungo il viale di Santa Maria

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

07 Dicembre 2021 - 16:30

Disabilità, pronti a vivere «soli» nella palazzina dell'Anffas

La presidente dell’Anffas Daniela Martinenghi mostra il soggiorno dell’abitazione del viale di Santa Maria assieme alla pedagogista Barbara Bergamaschi

CREMA - «Io abito», la residenza lungo il viale di Santa Maria realizzata da Anffas Crema per la vita indipendente di persone con disabilità, è pronta. E in attesa dell’inaugurazione, fissata per sabato pomeriggio per concludere i festeggiamenti per il cinquantesimo anno di fondazione dell’associazione, la struttura (attigua alla storica sede) è stata presentata ieri mattina in anteprima alla stampa.

IL PROGETTO. «Il progetto è ancora in fase di avvio — ha spiegato la presidente di Anffas Crema Associazione di promozione sociale, Daniela Martinenghi — vogliamo che sia prima di tutto chiaro nei suoi intenti proprio alle famiglie delle cinque persone con disabilità che la abiteranno. La casa è un’opportunità per chi verrà qui e rappresenta un’occasione per costruire un percorso personalizzato, che consentirà a ciascuno di vivere la propria città, ma anche il proprio contesto di appartenenza».

«Io abito» dà attuazione al diritto alla vita indipendente sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e fornisce una soluzione alla delicata tematica del Dopo di noi, vale a dire al futuro dei disabili nel momento in cui i genitori non ci saranno più, o non potranno più occuparsi di loro. Realizzata con una spesa di oltre 800 mila euro e con il contributo della Fondazione Cariplo, la struttura si compone di quattro camere, servizi e un ambiente unico adibito a salotto e cucina.

francesca

Francesca, la prima inquilina della struttura

«È un esempio concreto — ha aggiunto Martinenghi, che l’ha fatta visitare insieme alla pedagogista Barbara Bergamaschi, coordinatrice dei progetti di vita indipendente — di sinergia e di impegno da parte di istituzioni, famiglie, soci, donatori, ditte e professionisti vari. Ciascuno, con generosità, ha messo a disposizione risorse a diversi livelli, concorrendo a riconoscere dignità. Vogliamo fare in modo che anche le persone con disabilità possano decidere dove e con chi vivere. Vita autonoma non significa fare tutto da soli, ma diventare grandi con i giusti sostegni».

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