L'ANALISI
14 Novembre 2021 - 19:31
CREMONA - Con 99.138 tamponi effettuati sono 1.020 i nuovi casi di positività al Covid accertati nelle ultime 24 ore in Lombardia con un tasso di positività all’1% in calo dello 0,1%.
I ricoverati in terapia intensiva sono in lievissima diminuzione (-1, 50) e i ricoverati negli altri reparti sono in crescita (+11, 441). I decessi sono 5, nessuno in provincia di Cremona, per un totale di 34.240 dall’inizio della pandemia.
I NUOVI CASI. Per quanto riguarda le province i nuovi casi sono a Milano 353, a Brescia 121, a Varese 112, a Monza e Brianza 109, a Como 39, a Bergamo 57,a Pavia 31, a Cremona 28, a Lodi 33, a Lecco 16, a Sondrio 36, a Mantova 26.
GLI SCENARI. L’indice di contagio Rt, che mostra una decisa tendenza ad aumentare, e la protezione data dai vaccini, che comincia a ridursi a sei mesi dalla seconda dose, sono i due aspetti alla base del nuovo scenario dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Come i due piatti di una bilancia, i due valori sono probabilmente collegati fra loro e la sfida, adesso, è riuscire a tenerli in equilibrio.
Tutti i metodi di calcolo dell’indice di contagio sono concordi nell’indicare che questo valore è in aumento. Lo è il Covindex, il parametro sovrapponibile all’indice Rt e aggiornato sulla base del rapporto fra nuovi casi positivi e tamponi, che alla luce dei dati del 14 novembre indica il valore di 1,22; il sito Covidstat, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) indica il valore 1,27, con un margine di incertezza che va da 1,46 a 1,10; sul suo sito il fisico Roberto Battiston pubblica la stima, al 10 novembre, pari a 1.29 in crescita.
Rispetto al 13 novembre, quando c'era ancora una regione in cui l’indice di contagio Covindex era inferiore a 1, il 14 novembre questo valore è superiore a 1 in tutte le regioni e province autonome. Il valore più alto si registra in Valle d’Aosta con Covidex di 1,99, seguono Molise (1,82), Liguria (1,44) e provincia autonoma di Bolzano (1,36). I valori più bassi sono quelli di Puglia (1,04), Umbria (1,06) e Calabria (1,08).
RIDUZIONE DELLA PROTEZIONE. Sull'altro piatto della bilancia c'è la progressiva riduzione della protezione data dai vaccini, documentata da più ricerche pubblicate nelle ultime settimane. Secondo lo studio dell’Istituto Technion di Israele, basato su dati raccolti nel Paese e pubblicato sul New England Journal of Medicine, a due mesi dalla seconda dose si osservano 2 infezioni su mille individui vaccinati e a 6 mesi le infezioni raddoppiano, con 4 infezioni su mille vaccinati, a prescindere dall’età.
Accade qualcosa di simile per i casi di malattia grave: se a 2 mesi dalla seconda dose sono poco meno di 2 su mille, dopo 6 mesi diventano 5 su mille. I dati raccolti negli Stati Uniti sui veterani e pubblicati sulla rivista Science indicano che in otto mesi la protezione dall’infezione è scesa dall’87,9% al 48,1% per i vaccini a Rna messaggero e al 13,1per il vaccino Janssen; la protezione dal decesso nei 65enni si è ridotta nello stesso periodo al 73,0% per Janssen, all’81,5% per Moderna e all’84,3% per Pfizer-BioNTech; oltre i 65 anni i valori erano scesi al 52,2% per Janssen, al 75,5% per Moderna e al 70,1% per Pfizer-BioNTech.
TERZA DOSE. Alla luce di questo scenario, secondo gli esperti la terza dose del vaccino è lo strumento principale per riuscire a mantenere la situazione epidemiologica in equilibrio, al punto che per il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri «è probabile che nel tempo anche le persone sotto i 40 anni debbano fare la terza dose».
La vaccinazione per i bambini fra 5 e 11 anni è un altro probabile appuntamento in vista, non appena l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) si sarà pronunciata in proposito. Guarda, infine, un po' più in là nel tempo la domanda sulla durata della terza dose. «Non sappiamo quanto durerà l'immunità», ha detto l’immunologo Francesco Le Foche, del Policlinico Umberto I di Roma. «Potrebbe durare un anno o dieci anni: dobbiamo controllarla nel tempo».
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