L'ANALISI
02 Novembre 2021 - 05:35
GOMBITO - Quest’anno il IV Novembre della comunità gombitese si chiuderà con un momento speciale. Solenne e toccante: la consegna ai familiari di Ottavio Pizzochero, deportato e morto in Germania il 30 dicembre 1944, della medaglia al valore conferita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A ritirarla dalle mani del sindaco Massimo Caravaggio sarà il figlio Pietro, che all’epoca della chiamata alle armi del padre aveva solo 4 anni. L’onorificenza rappresenta il doveroso omaggio dello Stato al sacrificio di tutta una famiglia.
Dopo aver prestato servizio in Jugoslavia, in seguito all’armistizio Ottavio venne imprigionato dai tedeschi e deportato in Germania. Costretto ai lavori forzati, a causa di stenti e privazioni, morì per denutrizione e malattia, venendo sepolto nella città di Decin (oggi Repubblica Ceca). Tragedia nella tragedia, poco prima di ricevere la notizia della morte del marito, la moglie dovette comunicargli la scomparsa della figlia Ernesta, sorella minore di Pietro, venuta a mancare a soli 4 anni. Delle spoglie del soldato gombitese non si seppe più nulla; la stessa Armida, unitamente al figlio e altri parenti, negli anni ’70 si recò a Decin ma oltre a un gruppo di tombe che custodivano i resti di alcuni militari italiani, non riuscì a trovare. Solo nel 1994, caduta la ‘cortina di ferro’, la tomba di Ottavio venne localizzata. I suoi resti tornarono in patria e, alla presenza della moglie, a Gombito ricevettero gli onori da un picchetto militare, mentre le solenni esequie furono celebrate dal fratello sacerdote, don Giuseppe Pizzochero. Giovedì, a suggello della consegna della medaglia d’onore, verrà aperta una piccola ma significativa mostra fotografico/documentaria in sala polifunzionale, in ricordo di Ottavio e del Milite ignoto, in occasione del centenario della tumulazione all’Altare della Patria
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