SOS ACQUA
25 Ottobre 2021 - 10:42
CREMONA - Nelle prime ore del mattino, nelle province di Cremona, Brescia, Milano, Reggio Calabria e Ascoli Piceno, uomini della Polizia, dei carabinieri e della Guardia di Finanza di Brescia, coordinati dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia - hanno eseguito 15 misure cautelari nei confronti di soggetti contigui ed inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo ndranghetista e gravemente indiziati, a vario titolo, di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione «Atto finale».
L’attività degli investigatori - diretta dal sostituto Procuratore della Repubblica Roberta Panico della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, insieme con i sostituti procuratori Erica Battaglia e Carlotta Bernardini - ha permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, presunte condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche agli imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale.
Così il procuratore di Brescia, Francesco Prete: «Comune denominatore é evocare con gli imprenditori vittime di estorsioni, casati di appartenenza per ottenere quanto richiesto. In questa inchiesta - ha aggiunto - ci sono quattro vicende particolari con quattro imprenditori offesi per cui lo Stato sta organizzando misure di prevenzione e sicurezza. Nel nostro territorio é attiva una strutturata di criminalità organizzata. Non usano violenza, ma usano altri metodi. Per incutere timore e vincere resistenze delle vittime basta evocare il casato».
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