L'ANALISI
21 Settembre 2021 - 06:20
CREMONA - Quindici milioni di dollari (circa 12,7 milioni di euro) per «risuscitare» il mammut lanoso, una specie scomparsa 4.000 anni fa che il genetista americano della Harvard University, George Church, vuole ricreare in laboratorio grazie ai passi avanti fatti dalla genetica negli ultimi anni. Ci riuscirà? «Non lo so, è una questione di tempo. Quel che posso dire è che riusciremo senz’altro prima noi a far rinascere il rinoceronte bianco del Nord». A commentare questa nuova sfida alle sentenze della Natura è Cesare Galli, lo scienziato cremonese fondatore e direttore del laboratorio Avantea, impegnato nel progetto di salvataggio genetico dall’estinzione del rinoceronte bianco settentrionale. E che è noto anche per aver clonato il primo toro Galileo e la prima cavalla Prometea. Insomma, di «miracoli» ne mastica: «Ma questa sfida mi sembra più difficile rispetto al tentativo di salvare il rinoceronte bianco del Nord», virtualmente estinto in natura dal momento che ne esistono al mondo solo due esemplari, entrambi femmine. L’ultimo maschio al mondo di rinoceronte bianco settentrionale è morto di vecchiaia in una riserva del Kenya nel 2018.
Il team di Church punta a creare — attraverso l’ingegneria genetica — un ibrido di elefante-mammut identico al suo predecessore estinto. «Church — spiega Galli — si propone di modificare geneticamente un elefante, introducendo nel suo Dna alcune caratteristiche in modo che l’animale risultante sia somigliante ad un mammut e possa affrontare le temperature dell’ambiente artico. Di fatto, però, non sarebbe un mammut ma un elefante modificato. Il Dna di mammut recuperato finora, infatti, è troppo danneggiato e non è utilizzabile. Hanno quindi ricostruito quali sono le sequenze che mancano e che vogliono introdurre. Sono circa 50 le operazioni di editing del genoma che intendono eseguire. Oggi la ricerca è riuscita ad arrivare a 203 editing senza compromettere il genoma. Quindi l’operazione mammut magari è fattibile, per quanto riguarda la genetica, le tecnologie ci sono, ma poi occorre il nostro lavoro: ottenere gli embrioni e fare la fecondazione assistita. In pratica, trasferire la ricerca sul Dna in un animale vivo. È un lavoro del tutto diverso e non è detto che funzioni».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris