L'ANALISI
12 Settembre 2021 - 10:28
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Dopo i ricorsi collettivi al Tar, le visite agli hub vaccinali accompagnati da avvocati e le manifestazioni di protesta di vario genere, il fronte dei sanitari contrari all’obbligo vaccinale passa alla contestazione legale contro i singoli provvedimenti di sospensione dal lavoro scattati da parte delle aziende ospedaliere successivamente alla reiterata scelta di medici, infermieri e Oss di non sottoporsi alla somministrazione del farmaco anti-Covid.
E così, anche a Cremona è arrivato il tempo confronti legali e carte bollate, con l’Asst Cremona al centro della nuova burrasca che in questi giorni sta montando e sta appesantendo l’atmosfera. Il primo ricorso è stato depositato al Tribunale di Cremona, Sezione del Lavoro, da un infermiere dipendente dell’azienda di viale Concordia contro la disposizione assunta dalla direzione «ai sensi dell’art. 4 del decreto legge 1 aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, che ha introdotto disposizioni urgenti in materia di prevenzione del contagio da Sars-CoV-2 mediante previsione di obblighi vaccinali per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario».
L’istanza legale è stata prodotta sulla base dell’Art 700 del Codice procedura penale. L’ospedale ha chiesto all’avvocato Cristina Soma dello Studio Legale Izar & Associati del Foro di Milano il supporto legale per l’esame e lo studio della controversia. Sarà lei a rappresentare e difendere le ragioni dell’Asst di Cremona, in ogni fase e grado di giudizio. L’affidamento dell’incarico, deciso con un decreto firmato dal direttore generale, Giuseppe Rossi, è stato assunto «tenuto conto anche del significato dello stesso rispetto alle dinamiche interpretative ‘di sistema’ sull’articolo 4 del decreto legge n. 44/2021 e sulle politiche di contrasto al COVID». In altre parole, ci si attende una pioggia di ricorsi.
Bocche cucite sulla vicenda da parte dell’ospedale: «Nessun commento, si applicano semplicemente le disposizioni». E le disposizioni prevedono che dopo una lunga serie di avvisi e lettere di richiamo, il datore di lavoro debba passare alle vie di fatto e applicare le misure previste, quali la sospensione dal lavoro. Nonostante il silenzio, la linea di Asst Cremona è ben chiara e si è palesata qualche giorno fa con una lettera che il direttore generale Rossi ha inviato a tutti i primari e ai responsabili di settore mettendo in chiaro come il tempo della pazienza e tolleranza fosse finito: un ultimatum.
«Essendo tassativi i casi normati - ha scritto Rossi - trattandosi di atti d’ufficio la cui omissione potrebbe comportare per l’Ente la configurazione di responsabilità penali, civili, ed erariali, la direzione aziendale sta mettendo in campo quegli obblighi che derivano dalla legge medesima e il comportamento del lavoratore che per ‘convinzione personale’ manifesta un atteggiamento obiettore rispetto al vaccino, rifiutandone la somministrazione, comporta necessariamente delle conseguenze in termini di valutazione oggettiva della sua idoneità alle mansioni». Ma il fronte no vax tra i sanitari resiste. Si va davanti al giudice.
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