L'ANALISI
CREMA: I NODI DI SANTA MARIA DELLA CROCE
07 Settembre 2021 - 06:10
Una veduta aerea del quartiere di Santa Maria della Croce
CREMA - «Il sottopasso alla linea ferroviaria è un’opera molto attesa, per chi da anni è costretto a sorbirsi code interminabili al passaggio a livello del viale. Vogliamo però capire quale sarà l’impatto del traffico su Santa Maria e come verrà raccordato alla viabilità esistente». A non far mistero della preoccupazione che si mischia all’attesa, che è poi comune a molti dei residenti, è Sebastiano Guerini, ex consigliere comunale di maggioranza (l’attuale) nel primo mandato di Stefania Bonaldi. La vita di chi abita nel quartiere isolato dal centro a intermittenza, con il calare delle barriere del passaggio a livello, tra circa un anno è destinata a cambiare; ma quanto in meglio è da vedere. I dubbi sulla nuova opera si collegano per Guerini al futuro stesso del viale, la principale arteria del quartiere. «Il sottopasso — prosegue l’ex consigliere — alleggerirà il traffico sul percorso che porta alla basilica. E questo sarà un vantaggio. Tuttavia, chi lo percorre non può non rimanere disgustato dall’enorme area industriale dismessa e decadente che lo costeggia. Sono più di trent’anni che aspettiamo soluzioni. Io dico che occorre iniziare a recuperare qualcosa, a fare dell’edilizia residenziale a prezzi accessibili. Con meno auto che circoleranno sul viale, quello potrebbe diventare davvero un bel contesto».
Il recupero invece è fermo e i proprietari dell’area, più che a edificare, pare stiano pensando di venderla. Troppi gravami in termini di oneri da pagare al Comune non renderebbero l’operazione redditizia e poi, dicono, la città in questo momento non ha una richiesta così elevata di unità immobiliari. E nel cahier des doléances , nella lista dei problemi del quartiere, figura anche la carenza di servizi. «Di recente — conclude l’ex consigliere comunale — hanno chiuso l’edicola e il bar sul viale. C’è rimasto un solo negozio di alimentari per tutta la zona. L’unica nota positiva è che , perlomeno, adesso abbiamo una farmacia».
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