L'ANALISI
17 Agosto 2021 - 20:42
CREMONA - Quando gli ultimi chiamano, lui risponde. C’è. Sempre. Sul campo. È in prima linea anche questa volta, Nicolò Govoni. E del resto, non poteva che essere così. Perché il giovane attivista cremonese, fondatore di «Still I Rise», ha gli occhi abituati a guardare in basso e il cuore pronto a rispondere all’emergenza. Sollecitato ancora, questa volta, dai suoi ragazzi.
«La maggior parte dei nostri studenti a Mazì è afgana. Non siriana, non congolese: è afgana — spiega Govoni sul suo profilo Facebook —. Tutti loro adesso stanno gridando aiuto, ogni giorno ricevo messaggi in cui mi chiedono di amplificare la voce del loro Paese. Ma la verità è che sono agghiacciato. Quello che sta succedendo in Afghanistan, dopo quarant’anni di neoimperialismo russo e americano, dopo due trilioni di dollari spesi e dopo oltre 150.000 morti è il fallimento non di una politica o di una strategia militare o di un’ideologia - ma di tutta una specie. È il fallimento di noi tutti. Quello che abbiamo fatto all’Afghanistan è mostruoso».
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