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CREMONA. IL NODO MENSE

Cucine Benefiche: il 50% degli utenti non ha il Green pass

La presidente Rozzi: «Bisogna convincerli ad aderire alla campagna vaccinale»

Bibiana Sudati

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redazioneweb@laprovinciacr.it

17 Agosto 2021 - 10:30

Cucine Benefiche: il 50% degli utenti non ha il Green pass

CREMONA - «Non negheremo il nostro aiuto a nessuno. Ma le regole vanno rispettate». 

Il Green pass irrompe anche nelle mense che garantiscono un pasto agli ultimi, come le Cucine Benefiche di Viale Trento Trieste gestite dalla San Vincenzo. La presidente, Eugenia Rozzi, è chiara: «Quasi la metà delle persone che frequentano il servizio non sono vaccinate. Ci stiamo sforzando di far capire la necessità della profilassi, ma non è semplice perché alla povertà materiale purtroppo spesso si associa una povertà culturale». 

Ad agosto, come ogni anno, le cucine sono chiuse. In questo mese sono i frati di via Brescia ad assicurare il cibo ai più fragili. Dalla settimana prossima invece si ripristinerà il nostro servizio che potrà essere rivolto a chi ha il Green pass

Si guarda a lunedì prossimo con apprensione: è quella la giornata in cui si comprenderà a pieno la situazione e si cercherà di dare risposta a nuovi bisogni. «Ad agosto, come ogni anno, le cucine sono chiuse - spiega Rozzi -. In questo mese sono i frati di via Brescia ad assicurare il cibo ai più fragili. Dalla settimana prossima invece si ripristinerà il nostro servizio che potrà essere rivolto a chi ha il Green pass: alla mensa si accede solo con il documento, come prevedono le norme alle quali siamo obbligati a sottostare. Per questo già nei mesi passati, quando non ancora era stato messo il decreto ma il sentore era abbastanza chiaro, avevamo avvertito gli utenti, invitandoli a vaccinarsi. E’ stata un’opera di convincimento, ma soprattutto di informazione e sostegno perché molti non sapevano come fare. In alcuni casi, i nostri volontari li hanno accompagnati all’hub vaccinale».

Un impegno verso gli ultimi che sta andando oltre la semplice mano tesa che serve un pasto caldo. «Solitamente abbiamo circa 35-40 persone al giorno da sfamare — spiega Rozzi che è alla guida di un esercito di circa 25 volontari —. L’età va dai 30 ai 60 anni; almeno il 40% non è stato vaccinato contro il Covid e questo è un problema da risolvere per le restrizioni imposte rispetto ai luoghi al chiuso. Sicuramente, se la situazione non dovesse cambiare dovremo attrezzarci, garantendo l’asporto come avvenuto durante i mesi di lockdown, quando comunque era possibile ritirare un sacchetto con alimenti. Anche questa volta, nessuno rimarrà senza aiuto o cibo, ma all’interno della mensa non sarà possibile accedere e questo, in vista dei mesi invernali, sarà un’ulteriore criticità».

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