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GIOCHI OLIMPICI. LA STORIA

Un viadanese a Tokyo: «Inseguo il sogno olimpico»

Il 33enne Raiba allena una canoista azzurra: «Esperienza indimenticabile, un’emozione fortissima»

Andrea Setti

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asetti@laprovinciacr.it

11 Luglio 2021 - 06:10

Un viadanese a Tokyo: «Inseguo il sogno olimpico»

VIADANA - Non sarà un americano a Parigi ma un viadanese a Tokyo quello sì. Certamente sì. Omar Raiba, 33 anni sabato prossimo, è un tecnico federale della canoa e segue da vicino Stefanie Horn, 30enne atleta azzurra di kayak che ha buone possibilità di entrare nella finale olimpica di categoria. «Essere qui è una sensazione fantastica — spiega Raiba —, corono il sogno di una vita e sarà un’esperienza indimenticabile». 

Viviamo blindati per le forti restrizioni dovute alla pandemia sanitaria. Praticamente, facciamo dall’hotel al canale di allenamento e viceversa

Per le particolari condizioni in cui si sta svolgendo l’avventura a cinque cerchi, «viviamo blindati — conferma il tecnico — per le forti restrizioni dovute alla pandemia sanitaria. Praticamente, facciamo dall’hotel al canale di allenamento e viceversa: tutti i giorni la stessa routine, non possiamo nemmeno utilizzare le scale dell’albergo. Per salire e scendere dal nono piano possiamo servirci solo dell’ascensore che è sotto stretto controllo».

Omar è nella capitale giapponese da mercoledì scorso. «Tantissimi controlli all’arrivo in aeroporto, poi è iniziata la vita tipica di queste lunghe vigilie di gara. Il canale artificiale — aggiunge Raiba — è nell’area ritenuta centrale di Tokyo e l’hotel è sulla splendida baia che si affaccia sul Pacifico, non molto lontano dal villaggio della Disney». Solo da lunedì 19 la comitiva azzurra si trasferirà nel villaggio olimpico che si trova a una certa distanza.

«Qui è tutto bellissimo ma certamente non si può dire del clima che è veramente afoso e molto umido: decisamente peggio che nella mia Viadana dove comunque la canicola estiva non scherza. Sta piovendo da quattro giorni e l’umidità è alle stelle. Comunque ciò che ci spinge a dare il meglio di noi è indubbiamente quello spirito, quell’atmosfera che si sente nell’aria. È quasi palpabile — racconta l’allenatore — e coinvolge tutti, atleti e chi si occupa di loro. È un grosso impegno mentale ma corroborato e sostenuto da una componente di entusiasmo che supera ogni fatica».

A sette ore (avanti rispetto all’Italia) di distanza dai luoghi di casa si possono presentare anche problemi di adattamento, ad esempio, alla cucina. «Adoro il sushi e qui sarebbe decisamente il posto giusto per degustarlo». E invece? «Il menù è tarato sulla cucina italiana — rivela con una battuta il tecnico federale — e si prepara tanta pasta che, a dire la verità, faccio fatica a mangiare perché il livello qualitativo non è certamente quello di casa...». Come vuole la tradizione dei viaggiatori, all’estero non si dovrebbero scegliere piatti italiani ma per chi è nell’ambito sportivo non è possibile fare tante sottigliezze e bisogna accontentarsi di quanto passa lo chef del... Sol Levante.

Omar si trova dall’altra parte del mondo ma sente comunque vicini amici e parenti che ha salutato qualche giorno fa. «Abbiamo anche organizzato una cenetta prima di partire, un modo simpatico per farmi sentire la vicinanza di chi mi conosce e tifa per me e Stefanie Horn. Ci sentiamo praticamente tutti i giorni — rivela — e so che il loro sostegno non mancherà mai. È bello rappresentare una fetta di Italia e in particolare della mia terra viadanese dove sono cresciuto umanamente e professionalmente».

La squadra di canoa sarà fra le primissime a scendere in gara. Il 25 le qualificazioni e nei due giorni successivi le fasi finali. «Il biglietto di ritorno è già previsto per il primo agosto e spero per quella data di aver contribuito a raggiungere un ottimo risultato per i colori azzurri. C’è tanta fiducia dentro e intorno a noi: vogliamo essere all’altezza delle attese di chi ci segue dall’Italia». E c’è da scommettere che la bandiera di Viadana volerà alto.

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