L'ANALISI
17 Giugno 2021 - 06:15
CREMA - Ci sono voluti oltre due anni – quando il precedente governo giallo-verde (Cinque Stelle e Lega) istituì il reddito di cittadinanza era il marzo 2019 – ora finalmente è arrivato il momento di utilizzare i percettori dell’assegno per lavori di pubblica utilità. Per un single il contributo massimo mensile è di 500 euro, che aumenta a 650 euro se ha un mutuo e di altri 130 euro se vive in affitto. Per due coniugi l’assegno base è al massimo di 700 euro, che aumenta a 850 o 980 euro in caso di mutuo o locazione. La misura serve dunque come contrasto alla povertà: si applica a chi è in possesso della cittadinanza italiana o di Paesi che fanno parte dell'Unione Europea, o deve esserci un familiare titolare dei medesimi requisiti. Prevede, appunto, che le persone giudicate idonee dai Comuni, possano fornire in cambio una prestazione lavorativa.
A Crema, stando ai dati forniti dagli uffici di piazza Duomo, sono 341 i percettori dell’assegno. Nove di questi entro l’estate cominceranno a rendersi utili. Due prestando servizio all’ufficio relazioni con il pubblico di piazza Duomo, per attività di accoglienza dei cittadini e altre mansioni. In sette, invece, daranno una mano alla polizia locale.
«I singoli progetti – spiegano in Comune – sono già stati deliberati dalla giunta e molti tra i percettori sono esclusi da obblighi di attivazione lavorativa. Un progetto per la sicurezza in città, prevede di affiancare gli alunni nelle entrate e uscite nei plessi scolastici per le attività di distanziamento e corretta convivenza con gli utenti della strada e delle zone adiacenti i plessi scolastici, da effettuarsi in coordinamento con altri soggetti, come la polizia locale e il personale degli istituti scolastici».
In merito all’Urp, invece, viene richiesta l’attività di accoglienza e front office. «Le due persone impiegate – continuano dal Comune – dovranno fornire alla cittadinanza un adeguato supporto per accedere ai servizi dell’ente pubblico. Al contempo l’obiettivo è favorire per il soggetto coinvolto una esperienza di gestione del contatto e delle relazioni con il pubblico».
La gestazione dell’utilizzo dei percettori ha richiesto così tanto tempo per il continuo variare delle normative nazionali in merito e, dunque, per le difficoltà di interpretazione e applicazione incontrate dagli enti locali. Per poter impiegare i titolari di reddito di cittadinanza i Comuni hanno dovuto sviluppare i cosiddetti Puc ovvero i progetti utili alla collettività. Si tratta di un impegno compatibile con le altre attività svolte dal percettore e in ogni caso non inferiore ad otto ore settimanali, fino ad un massimo di sedici. La programmazione delle otto ore settimanali può essere sviluppata su uno o più giorni o più periodi del mese, fermo restando l’obbligo del totale di quelle previste nel mese, compresa la possibilità di recupero di quelle perse nel corso dei trenta giorni. Il ministero prevede che i titolari dei Puc siano i Comuni, responsabili dell’approvazione, attuazione, coordinamento e monitoraggio degli stessi.
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