L'ANALISI
06 Giugno 2021 - 08:06
CREMONA - È attesa per il prossimo 22 giugno la decisione del gup di Milano, Anna Magelli, sulla richiesta di rinvio a giudizio, ribadita ancora dalla Procura, nei confronti di 9 persone, tra cui una società, e di ratificare l’istanza di patteggiamento di una decina, imputate per il disastro ferroviario del 25 gennaio 2018 a Pioltello, nel Milanese, nel quale, in seguito al deragliamento del regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi, morirono tre passeggeri — Ida Maddalena Milanesi, 61 anni, Alessandra Giuseppina Pirri, 39 anni (viveva a Capralba) e Pierangela Tadini, 51 anni — e diverse decine rimasero feriti.
In aula, come chiesto dal giudice, sono stati sentiti i consulenti dei pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti per alcuni approfondimenti sui giunti complementari in cui una «linguetta rossa indica se quelli a cui sono collegati sono scollati e sull’utilità del posizionamento dei cosiddetti traversoni al fine di evitare - sono i quesiti posti dal gup - anomale sollecitazioni del giunto» risultato ammalorato e collocato al punto zero, ovvero il tratto dove il treno è deragliato.
Dopo aver sentito gli esperti, hanno di nuovo concluso i pm con la richiesta di processo, e i legali di Rfi e di tre imputati. Il prossimo 21 giugno parleranno le ultime difese e il giorno dopo dovrebbe arrivare la decisione.
Tra i 9 imputati, per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e violazione delle normative sulla sicurezza, ci sono due manager all’epoca di Rete Ferroviaria Italiana, tra cui l’ex ad Maurizio Gentile, sette tra dipendenti e tecnici di Rfi e la stessa società. Invece, Ernesto Salvatore, all’epoca responsabile del Nucleo Manutentivo Lavori di Treviglio di Rete Ferroviaria Italiana Spa, ha chiesto di patteggiare a tre anni e mezzo di carcere.
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