L'ANALISI
29 Maggio 2021 - 14:06
CAPRALBA - Sono state riaperte, sia pure ancora con le precauzioni dovute alla permanente emergenza sanitaria, le porte ai parenti delle case di riposo e alla Residenza Guerreschi gli anziani ospiti hanno voluto festeggiare questo evento, realizzando tutti insieme un filmato in cui cantano una canzone, che vuole essere un bentornato per i loro familiari, che finalmente possono tornare ad accogliere.
Per lunghi mesi, infatti, a causa della pandemia e del timore dei contagi, le porte della casa di riposo sono rimaste chiuse a tutte le persone esterne. Le visite potevano avvenire soltanto attraverso una vetrata e coi un interfono che consentiva di parlare e di sentirsi da chi stava dentro e fuori. La canzone scelta è «Il mio canto libero», di Lucio Battisti, il cui testo parla di un sentimento elevato, che rischia di essere soffocato. La canzone rappresenta la scoperta del valore dell'amore e della passione in un mondo che non ci vuole più, riferito agli anziani, e nel quale i sentimenti sembrano trovare sempre meno spazio. Le persone anziane sono state quelle che hanno pagato il prezzo più alto, in termini di vite umane, alla pandemia. Con questa iniziativa, gli ospiti e gli operatori della Residenza Guerreschi hanno voluto manifestare la loro gioia per la libertà che pian piano sta ritornando nelle loro vite e gridare con entusiasmo ai parenti che sono pronti a riabbracciarli. L’ingresso ai familiari è comunque consentito soltanto a chi indossa la mascherina Ffp2, ai vaccinati, agli immunizzati oppure a chi presenta l'esito negativo di un tampone fatto entro le 48 ore dall’ingresso nella struttura.
Alla Guerreschi, la prevenzione ha consentito di evitare che gli ospiti potessero contagiarsi. Anche nei mesi più pesanti della pandemia, nessun anziano è deceduto a causa del Covid. Mentre molte Rsa in Lombardia hanno contato decine di decessi tra i loro anziani ospiti e delle inchieste sono state aperte per verificare che tutte le precauzioni necessarie fossero state prese, la Guerreschi ha potuto vantare un primato non indifferente nella lotta contro il Coronavirus. Segno che le cose sono state fatte bene. Quando ancora i media parlavano dell’epidemia cinese nella città di Wuhan, personale e medici della struttura capralbese si organizzavano per mettere in sicurezza i lavoratori e i 40 ospiti, allo scopo di scongiurare il timore di uno scenario simile a quello asiatico. Fin sa subito, la Rsa ha acquistato i dispositivi di protezione individuale necessari e preso contatti con tutti i parenti degli ospiti, chiedendo loro di ridurre al minimo le visite. Le due cose hanno consentito di proteggere le persone più fragili, che oggi, con gioia, sono pronte a riaccogliere i loro familiari.
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