L'ANALISI
17 Maggio 2021 - 08:39
Marco Ponticelli, don Claudio Rubagotti, Giuseppe Bertoli, Marco Sanguanini e Alberto Bernini
CASALMAGGIORE - La situazione del dipinto era «drammatica» ma grazie all’intervento di restauro realizzato da Marco Sanguanini di Rivarolo Mantovano per volontà e sostegno economico del Lions Club Casalmaggiore il San Francesco che riceve le stimmate, risalente alla fine del millecinquecento, di autore ignoto, è stato salvato e gli sono state state restituite la giusta lettura e l’equilibrio cromatico. I risultati del lavoro sono stati presentati nel Duomo di Santo Stefano, dopo la messa delle 10, alla presenza di un buon numero di persone, tra cui l’assessore alla Cultura del Comune Marco Micolo. Come ha anticipato il parroco don Claudio Rubagotti, l’opera era collocata sopra il Cristo deposto.
«Questo service, così che noi chiamiamo i servizi a sostegno di povertà, progetti e cultura, l’ho fortemente voluto durante il mio anno di presidenza e si è trattato di un lavoro lungo, come vi illustrerà tra poco il restauratore Sanguanini, che abbiamo
potuto presentare e donare alla Parrocchia ed alla città solo oggi, perché la pandemia ha impedito di poter organizzare un momento degno per la consegna», ha detto il past president Cristiano Albertoni, impossibilitato ad essere presente, per voce di Daniela Brambilla, che fu presidente del sodalizio prima di lui. «L’importanza di questo progetto e la volontà di portarlo avanti sta in ciò che raffigura il quadro stesso: un uomo, Francesco, che ha trovato la santità mettendosi al servizio del prossimo senza sosta, con tutta l’anima, con tutte le forze, affidandosi alla fede e mettendo a disposizione tutto se stesso. Noi del Lions non abbiamo la pretesa di misurarci nemmeno lontanamente con San Francesco, ma nel nostro piccolo, quale figura può identificarci meglio? Non abbiamo la sua stessa determinazione e nemmeno raggiungeremo una piccola punta di quanto ha fatto, ma almeno, la consapevolezza in noi di avere avuto delle opportunità in più rispetto a tanti, ci ha fatti mettere assieme lasciando a disposizione le nostre risorse, la nostra mente, una parte del nostro tempo per donarlo agli altri. E per questo da oggi chiederemo a San Francesco di sostenerci e farci sempre più determinati nel perseguire la volontà di sostegno al prossimo, alla società e alla nostra città. È con orgoglio quindi - ha concluso Albertoni - che consegniamo quest’opera restaurata, che rimarrà negli anni a venire a testimonianza del nostro piccolo impegno, che come una goccia speriamo si sommi a molte altre per formare un oceano: l’oceano del servizio al prossimo, l’oceano dei principi sani che fanno dell’uomo una creatura unica, un miracolo del creato, il miracolo di Dio». L’attuale presidente del Lions Club, Alberto Bernini, che ha condiviso l’operazione, ha ringraziato Albertoni e ha evidenziato quanto sia significativa la figura di San Francesco: «La sua sofferenza ci fa comprendere come il dolore pagano possa trasformarsi nel bene cristiano».
Sanguanini ha premesso che le indagini sul dipinto sono state effettuate in stretto raccordo con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona Lodi e Mantova e con la curia diocesana di Cremona, «con una piena collaborazione che ha permesso di portare avanti un lavoro molto complesso, condividendo tutte le informazioni, per un incarico complicato quanto edificante». Il restauratore ha spiegato che nella prima fase sono stati studiati i materiali usati e il loro stato di conservazione, attraverso un vero check up. Atti preliminari alla stesura di un progetto di restauro effettuato dallo stesso restauratore insieme ad un funzionario della Soprintendenza. Il via è stato dato con un intervento di carattere strutturale, seguito dalla pulitura e dalla reintegrazione delle lacune, «tenendo sempre presente che tutto deve essere sempre riconoscibile e reversibile», all’insegna della integrità estetica. «Il quadro - ha riferito Sanguanini - era in pessime condizioni di conservazione. La materia pittorica era coperta da polvere, grassi e vernici ossidate», con una sorta di patina giallastra. «C’era anche una leggera abrasione della cromìa provocata da una pulitura troppo energica ed erano presenti integrazioni pittoriche che hanno provocato un deterioramento generale. Palesi alcuni interventi grossolani con il
sollevamento delle superficie pittorica. La situazione era drammatica». Il restauratore, usando una luce radente calda, ha dapprima messo in evidenza le alterazioni, testimoniando la presenza di lacerazioni e maltrattamenti. Anche l’uso della luce ultravioletta è servita a far emergere i ritocchi fatti malamente. «L’analisi del retro del quadro ha rivelato foderature in cinque pezzi e l’utilizzo di colla di pasta che ha peggiorato la situazione. Il telaio non garantiva più il corretto tensionamento della tela». Rimossa la foderatura, il dipinto è stato messo in sicurezza «e si è proceduto a collocare una nuova tela con quattro tensori agli angoli per tendere il telaio in modo omogeneo». Alla pulitura si è giunti dopo 13 prove, per determinare il solvente corretto «e alla fine si è ottenuto un ottimo recupero del colore originale, conservando la patina del tempo com’è assolutamente doveroso». Dopo la stuccatura delle lacune si è proceduto con l’integrazione pittorica con tratteggio verticale.
Sanguanini ha aggiunto di aver rinvenuto l’opera da cui l’artista ha preso spunto, cioè una incisione di Agostino Carracci del 1586, e ha detto che in zona esiste un’opera simile nella chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni in Croce, risalente al 1590 e precedentemente ubicata nella chiesa di San Zavedro, a firma del pittore cremonese Giulio Calvi. «Un giudizio più preciso sul San Francesco di Casalmaggiore - ha detto il restauratore - richiede altri approfondimenti. Secondo la mia opinione il dipinto è databile alla fine del XVI secolo e l’ambito è molto vicino a quello di Vincenzo Campi».
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