CALCIO
12 Maggio 2021 - 06:40
CREMA - Un piccolo arsenale che i cremaschi tenevano «illegalmente» in casa. In tutto una cinquantina tra fucili, pistole e carabine; armi finite - da gennaio ad oggi - negli uffici del commissariato cittadino e che poi verranno inviate alla distruzione presso un reparto specializzato dell’Esercito Italiano. Previa, viene evidenziato, «valutazione dell’interesse storico da parte della Soprintendenza dei Beni Culturali». Armi consegnate spontaneamente dai cittadini stessi nella maggioranza dei casi o ritirate dopo gli accertamenti eseguiti dai poliziotti al lavoro nel settore Pasi, acronimo che sta per Polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione: un lavoro frutto di ricerche e comparazioni tra centinaia di nomi (il territorio cremasco conta 150 mila abitanti) associati al singolo possessore di armi. Monitoraggio avviato da qualche anno ormai, da quando la nuova normativa in vigore prevede che anche per la semplice detenzione si debba essere in possesso di un certificato medico che attesti l’idoneità psico-fisica della persona. Requisito, questo, indispensabile e quanto contenuto nella nota diffusa dal dirigente del commissariato cittadino, il vicequestore Bruno Pagani, lo conferma: «Coloro che detengono armi da fuoco, alla scadenza della validità quinquennale del certificato di idoneità medica, devono provvedere al suo rinnovo sottoponendosi a visita medica presso strutture apposite (medici dell’Asst, medici militari o della Polizia di Stato)».
E in almeno cinquanta casi (quelli scoperti da inizio anno) qualcosa non andava o la documentazione era assente. C’è chi, a quel punto, ha preferito disfarsi del fucile o della pistola consegnandoli e chi invece si è sottoposto alla visita medica specialistica. Ad altri, che non rientrano nei due casi, è prima stata notificata una diffida e poi - come estrema conseguenza e a fronte della non messa in regola — ritirata l’arma. Ed è stato durante il monitoraggio messo in atto con l’incrocio di più dati che sono scattate tre denunce da ricondurre sempre al possesso di armi da fuoco. Una nei confronti di un cittadino italiano di origine egiziana, di anni 55, per aver «attestato falsamente i dati relativi alla propria identità personale nell’ottenimento del rilascio del passaporto», una seconda a «un italiano di 60 anni residente nell’hinterland milanese per non aver denunciato il cambio del luogo di detenzione delle armi possedute». Infine nei guai è finito un 53enne che risiedeva a Crema e da alcuni anni si è trasferito in Germania. È stato segnalato alla Procura della Repubblica di Cremona per «omessa custodia di armi in quanto non era in grado di indicare l’attuale luogo di custodia di una pistola che quando risiedeva sul territorio nazionale aveva acquistato e detenuto regolarmente».
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