CALCIO
04 Maggio 2021 - 21:18
CREMONA - Gli assalti venivano pianificati quasi sempre a casa del capo, Vasile Savin, a Viadana, nel Mantovano, talvolta nell’abitazione di uno dei complici, Andre Grosu, a Carpi, nel Modenese.
Per convocare le riunioni, il leader al telefono parlava di ‘mangiare’ o ‘mangiamo insieme’». Ma nel passaparola, la banda di moldavi specializzata nelle razzie dei Media World del nord Italia, diceva anche ‘andiamo a mangiare’, oppure ‘i ragazzi mangiano insieme’. Dei colpi no, non ne parlavano quasi mai. Per non farsi beccare, comunicavano via Skype o attraverso Facebook con dominio russo.
Dodici razzie, due messe a segno al Media World di Gadesco Pieve Delmona, due anni di indagini complesse e articolate del Nucleo investigativo dei carabinieri, le manette, l’accusa di associazione per delinquere che ha retto al processo. E non accade quasi mai. Oggi sono arrivate le condanne: 7 anni di reclusione al vertice Vasile, 5 anni e 2 mesi ad Aurel Daranuta, 3 anni e 10 mesi ad Andrei Grosu e a Oleg Suharenco, 2 anni e 2 mesi a Valentin Revenco e Marcel Druga, 1 anno e 6 mesi a Vitale Cucu. Sono stati invece assolti Vlase Cezarica, Adrian Pascan (difeso dall’avvocato Christine Faticati) e Olesea Savin, moglie del capo che di quello che faceva il marito era all’oscuro.
È l’epilogo dell’indagine «Balcania hi-tech» con i Media Word di Cremona, Rovigo, Asti, Verona, Modena, Pistoia, Brescia, Venezia, Ferrara e Ravenna svuotati di smartphone, pc, tablet e televisioni che venivano piazzati oltre frontiera. Ma ci sono anche i furti di biciclette, attrezzatura per lo sci, calzature e autoveicoli.
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