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CORONAVIRUS. CREMA

Polmoniti: «Ora sono pochi gli over 80 con la malattia»

Il medico Borghetti: «Ad aprile 21 casi e in 6 non avevano ricevuto la dose, gli altri con infezioni lievi»

Cristiano Mariani

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cmariani@laprovinciacr.it

09 Aprile 2021 - 10:16

Polmoniti: «Ora sono pochi gli over 80 con la malattia» Attualmente le evidenze riscontrate con la Tac nei più anziani sono del 14% contro il 19% del mese scorso Si vedono gli effetti della campagna

CREMA (9 aprile 2021) - Polmoniti a picco, tra i cremaschi con più di ottant’anni. Vale a dire coloro che, nella gran parte, hanno già ricevuto entrambe le dosi del vaccino. A rivelare il dato, come di consueto supportato da una statistica aggiornata quotidianamente, è il medico ospedaliero Maurizio Borghetti. E nello specifico, il camice bianco 61enne analizza l’andamento della principale causa di morte dovuta al Coronavirus in una duplice veste. In primo luogo come specialista della Tac, ossia il sistema diagnostico utilizzato per individuare le infezioni polmonari causate dalla Sars-Cov 2. Ma pure come professionista che, sin dagli esordi della campagna vaccinale in riva al Serio, è in prima linea come volontario: inizialmente nella tensostruttura allestita di fronte all’ospedale Maggiore e quindi nel nuovo hub, ricavato nell’ex palazzo di giustizia. «La media giornaliera delle polmoniti riscontrate — rivela — si attesta attualmente fra le sette e le otto: meno della metà di quanto accaduto a marzo. E i 65 anni rappresentano l’età media, a fronte dei 61 del mese scorso; basti pensare che a novembre, era di 75. Ma la constatazione più interessante — entra nel dettaglio — è che solo il 14% delle infezioni polmonari riguarda ultra ottantenni, contro il 19% di marzo. Ad aprile, abbiamo avuto 21 casi complessivi in questa fascia d’età e sei non erano vaccinati, mentre due avevano ricevuto solo la prima dose. Per quanto riguarda gli altri pazienti, l’estensione delle polmoniti era assai ridotta. Ed è comunque spiegabile con il fatto che, più aumenta l’età, minore è la rapidità della risposta immunitaria dell’organismo». Insomma, una conferma dell’efficacia delle somministrazioni in atto. «Si cominciano a vedere gli effetti della campagna», analizza il medico di origine romagnola, con un passato da assessore comunale ai Servizi sociali. «La contrazione dei casi che necessitano di ricovero — aggiunge — sarà ancora più evidente con la seconda dose, somministrata alla gran parte della popolazione anziana». Se infatti il richiamo con Pfizer è previsto dopo 21 giorni, con Astra Zeneca (utilizzato per immunizzare i settantenni) è raccomandato trascorsi tre mesi. «L’efficacia — puntualizza — è assolutamente alta per tutti i vaccini a nostra disposizione. Abbiamo l’esempio dell’Inghilterra che ha impiegato Astra Zeneca e di Israele con Pfizer».

La situazione, nei reparti del Maggiore, sta «decisamente migliorando, ma la percentuale di immunizzati non è ancora così alta, da poter parlare di sicurezza. Soprattutto —precisa — considerando le riaperture in arrivo». «Il mio consiglio — aggiunge — al di là di quelli che saranno i provvedimenti governativi, è di mantenere comunque la guardia alta. Continuando ad adottare tutte le precauzioni: la malattia c’è ancora ed è necessario altro tempo per debellarla». Tanto che il radiologo, ne approfitta per lanciare un appello: «Vacciniamoci tutti, perchè rinunciare a questa possibilità, significa tenerci il Covid e quindi, in prospettiva, dover ricominciare con le chiusure. Tutti i vaccini autorizzati sono sicuri e chi li riceve può stare tranquillo: gli eventi avversi sono rarissimi; i rischi, quindi, minimali. E se le dosi arriveranno regolarmente, entro luglio possiamo davvero farcela».

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