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"BISTURI FACILE"

Caso Martinotti, le storie dei presunti omicidi

Secondo l'accusa l'ex primario avrebbe effettuato "con grande imprudenza" interventi inutili, complessi, rischiosi causando la morte di almeno quattro pazienti

Riccardo Maruti

Email:

rmaruti@laprovinciacr.it

25 Marzo 2021 - 20:45

Caso Martinotti, le storie dei presunti omicidi

CREMONA (25 marzo 2021) - Mario Martinotti sarebbe stato un primario dal bisturi facile. Avrebbe effettuato, per l’accusa con grande imprudenza, interventi inutili, complessi, rischiosi, causando la morte di almeno quattro pazienti. 

Giuseppina Zanardi aveva 75 anni. L’11 marzo del 2015, il primario Martinotti «con grande imprudenza » secondo l’accusa, la opera al pancreas. C’è da togliere una lesione rilevata da una Tac Total Body il 23 febbraio precedente e dalla successiva eco endoscopia del 27 febbraio. Non viene però fatta la biopsia per accertare la natura maligna o benigna di quella lesione. Durante l’intervento, il primario avrebbe cagionato una massiva emorragia, Giuseppina viene uccisa da una infezione.


Renzo Tanzini aveva 51 anni. Nel 2016  Gli viene diagnosticato un tumore al duodeno che ha già infiltrato il pancreas. Martinotti decide correttamente di operarlo. Sennonché, secondo l’accusa, avrebbe anche effettuato una colectomia totale basandosi esclusivamente su una colonscopia senza accertare, attraverso una biopsia, se sia benigna o maligna una lesione ‘non polipoidale’ nel colon. L’8 giugno del 2016, Tanzini viene portato in sala operatoria. Durante l’intervento, insorge una sofferenza ischemica dell'intestino tenue. Secondo l’accusa, il primario Martinotti «con grande imprudenza » non avrebbe fatto una agiografia. L’esame gli avrebbe consentito di verificare la natura e la sede della sofferenza vascolare e di intervenire subito chirurgicamente. Opta per una Tac all’addome. Solo il giorno dopo opera di nuovo il paziente, ma il quadro intestinale è ormai compromesso dall'ischemia. Tanzini dovrà subire altri sedici interventi chirurgici con i quali via via gli vengono tolti pezzi di intestino, sino ad asportarlo quasi del tutto. Il 15 agosto muore.


Pasquale Dornetti aveva 78 anni. Nel 2017 si ammala di tumore al fegato. La massa è di notevoli dimensioni. Per i chirurghi dell’unità operativa del San Raffele di Milano non è operabile. Non invece per il primario di Cremona che il 30 giugno procede con l’intervento, durante il quale insorge una complicanza, la lacerazione della via biliare all’ilo epatico, secondo  la procura per colpa di  Martinotti. La complicanza causa uno stato settico al paziente che viene di nuovo operato il 10 luglio. Dornetti muore in seguito ad un episodio acuto cardio-vascolare.


Renza Maria Panigazzi aveva 75 anni nel 2018. Il 3 dicembre finisce in sala operatoria. Diagnosi: lesione cistica alla testa del pancreas. Martinotti la vuole operare nonostante gli esami avessero sentenziato che quella lesione avesse natura benigna. Non solo: i marcatori  tumorali erano negativi. Durante l’operazione, la complicanza: ischemia al fegato. Secondo l’accusa, Martinotti non dispone alcun intervento chirurgico, ad esempio una epatectomia. La paziente morirà il 7 febbraio successivo per grave stato settico.

A Maria Teresa, 81 anni, nel  luglio del 2018 vengono asportati circa 20 centimetri di sigma senza motivo e senza il suo «valido consenso ». Secondo l’accusa, per giustificare l’intervento, il primario falsifica la cartella clinica indicando la patologia insussistente, al contrario, come verrà  accertato sia da una Tac sia dal successivo esame istologico. Dal 30 luglio del 2018, l’anziana vive con un colon indebolito permanentemente. 

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