L'ANALISI
07 Marzo 2021 - 08:30
CREMONA (7 marzo 2021) - Stiamo gettando la spugna, resistere è sempre più difficile, e poi arriva anche Fipe che ci condanna al rogo come associazione di disperati senza futuro». Non ci sta Beppe Franzosi, storico ristoratore cremonese patron del Bar Sport di Costa Sant’Abramo, che insieme ad un gruppo di colleghi ha dato vita all’associazione Arpe in difesa della categoria. Associazione indipendente che nei giorni scorsi ha protestato pacificamente con cartelli eloquenti – ‘Loro sì… Noi no… Perchè?’ – ma che è stata criticata dai colleghi del sodalizio parallelo.
Da qui il duro sfogo-replica di Franzosi, affidato ad una accorata lettera al giornale La Provincia e motivato a margine con altrettanta chiarezza: «Siamo alla canna del gas e non siamo a Dachau. Il paragone non vuole essere irriverente, me ne guardo bene – dice il ristoratore cremonese –, ma ieri passando per caso in città ho letto il cartello di un amico: ‘Addio, ma non è stato bello’. Mi si è stretto il cuore. Fornitori, banche, utenze, tasse che si accumulano. Allora io e un gruppo di ristoratori amici, ci hanno definito cani sciolti, abbiamo deciso di scendere in piazza e anche di costituirci in associazione. Piccola o grande che sia non importa, ma siamo appunto cani sciolti liberi da guinzagli o museruole. Probabilmente abbiamo iniziato a dare fastidio, come se la pandemia avesse un proprietario e ci dicessero ‘Giù le mani, cosa volete voi?’».
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