L'ANALISI
06 Marzo 2021 - 09:52
CREMONA (6 marzo 2021) - L’ulteriore stretta alle misure di contenimento della pandemia da Covid è stata accompagnata dall’invito all’utilizzo più spinto dello smart working laddove ci siano le condizioni per poterlo fare. A questo punto la domanda è d’obbligo: a che punto siamo? L’adozione dello smart working in provincia di Cremona procede ma non sfonda. «Avanti piano», è la sintesi di Massimiliano Falanga, direttore dell’Associazione Industriali. E per spiegare il fenomeno nel territorio arrivano in aiuto anche alcuni numeri, frutto di un questionario più ampio che Confindustria Cremona a febbraio ha sottoposto ad oltre sessanta aziende associate. La domanda posta è semplice e diretta: ‘Qual è la percentuale di utilizzo dello smart working nella sua attività’? Da una media risulta che solo il 12% delle figure professionali delle attività interessate al report lavora da remoto e l’88% è in presenza. «Questa è la fotografia del momento che si inserisce in un quadro in continuo divenire e molto condizionato da eventuali ulteriori restrizioni che potrebbero arrivare sin dalle prossime settimane. Siamo comunque di fronte a un dato che non deve sorprendere e che va letto in modo corretto - spiega Falanga -. La nostra provincia è ricca di realtà manifatturiere dove il lavoro da casa non è facile. La produzione deve essere svolta in sede e inevitabilmente i dati descrivono questa situazione che è molto diversa rispetto a realtà dove ci sono aziende che producono servizi».
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