L'ANALISI
26 Febbraio 2021 - 07:26
CREMONA (26 febbraio 2021) - Tutti uomini, con un età fra i 25 e i 40 anni circa, tutti immigrati, fra i quali c’è anche qualche richiedente asilo che si dà da fare per guadagnare qualcosa: è l’identikit dei rider cremonesi, i fattorini che consegnano a domicilio cibo — ma non solo — per conto delle grandi piattaforme online di food delivery. I riders cremonesi lavorano soprattutto su Milano. Il settore è oggetto di un’inchiesta che è nata a Milano e si è allargata a tutta Italia. Sono state esaminate le posizioni di oltre 28 mila rider di Foodinho-Glovo, di circa 8.500 di Uber Eats Italy, di circa 3.600 di Just Eat Italy e di quasi 20 mila di Deliveroo Italy. Rider che erano in strada tra il primo gennaio 2017 e ottobre 2020. Tutte e quattro le aziende, è stato spiegato mercoledì in una conferenza stampa, sulla base di verbali notificati dovranno «procedere», da un punto di vista civilistico e amministrativo, ad «una riqualificazione contrattuale del rapporto che lega i rider alla singola società»: non più «una prestazione autonoma di naturale occasionale», bensì una «di tipo coordinato e continuativo» e con «divieto di retribuzione a cottimo». Una prospettiva che riguarda 60 mila lavoratori, «non schiavi, ma cittadini», ha sottolineato il procuratore Francesco Greco.
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