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CREMONA

Restauro, una mandora e una pochette rivedono la luce al Fodri

Gli strumenti da collezione arrivano da Trento e verranno restituiti all'antico splendore dai laboratori di restauro del corso del Dipartimento di Musicologia e Beni culturali

Francesco Pavesi

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fpavesi@cremonaonline.it

18 Gennaio 2021 - 07:28

Restauro, una mandora e una pochette rivedono la luce al Fodri

CREMONA (18 gennaio 2021) - Hanno bussato alle porte dei laboratori di restauro del corso del Dipartimento di Musicologia e Beni culturali per la conservazione e il restauro degli strumenti musicali e scientifici. Hanno trovato ospitalità nei laboratori di palazzo Fodri e avranno modo di recuperare l’antico splendore, essere studiati e ovviamente restaurati. Gli ospiti in cerca d’aiuto sono una mandora del 1730, una sorta di liuto e una pochette del XVII secolo. «Sono strumenti della collezione del Castello del Buonconsiglio di Trento — spiega Angela Romagnoli, coordinatrice del corso di Conservazione e restauro degli strumenti musicali e strumenti scientifici —. Non è la prima volta che il museo trentino si affida ai nostri laboratori. Due anni fa abbiamo restaurato un organo Prati di fine ‘600».

Questa volta si tratta di due autentiche chicche: «La Mandora di Andreas Ferinand Mayr del 1730 con la sua custodia originale è uno strumento della famiglia dei liuti, e l’esemplare, su cui non esiste bibliografia, ha una notevole importanza dal punto di vista storico perché dovrebbe essere lo strumento più giovane con datazione certa in una collezione pubblica. È nello stato originale ed è un testimone importante del lavoro del suo costruttore, uno Stradivari delle mandore — continua Romagnoli —. La pochette con archetto è datata 1656 e impreziosita da intarsi in avorio. Lo strumento è molto interessante per la datazione e il valore estetico; ha subito un trauma, ma è perfettamente recuperabile con un restauro».

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