L'ANALISI
28 Dicembre 2020 - 07:34
Il presidente Sergio Mattarella
CREMONA (28 dicembre 2020) - In soli dieci giorni, il Coronavirus gli ha decimato la famiglia. Era lo scorso marzo, prima ondata. Aldo D’Avossa ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una lettera «sfogo». Con un suggerimento: «Le scrivo soprattutto perché desidero che, alla fine di questa tragedia, fosse proclamato un giorno di lutto nazionale». Il Capo dello Stato gli ha risposto. «Vi sono vicino». Ed ha accolto il suggerimento.
Aldo D’Avossa, 81 anni, professore di lettere in pensione, è il penultimo di dieci fratelli. Papà Raffaele, militare di carriera, maresciallo maggiore di Artiglieria, pluridecorato sul campo della Prima Guerra Mondiale e mamma Antonietta erano napoletani. Nel 1952, un infarto si portò via Alfonso, il primogenito, medico. Negli anni sono scomparsi Tullio, ginecologo, per 40 anni primario, Elio ed Alfredo. Erano rimasti in sei, i D’Avossa. Poi, è arrivato il Covid, uno tsunami. Il 18 marzo scorso il virus ha ucciso Italo, 79 anni, virologo ed immunologo, attaccato a un respiratore dell’ospedale Oglio Po, dieci giorni dopo il fratello Carlo, 81 anni, nella sua casa di Cremona, qualche ora prima, la sorella Vanda, 91 anni, ricoverata in una casa di riposo, spirata all’ospedale di Treviglio. «Una tragedia» per Lidia, 89 anni, Licio, 83, ex funzionario di banca. E per Aldo. «Abbiamo perso tre fratelli in dieci giorni».
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