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CORONAVIRUS. LE STORIE

Licio D'Avossa in preghiera per i suoi fratelli

Italo, Carlo e Vanda morti in dieci giorni. «I negazionisti? indignato»

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

24 Dicembre 2020 - 08:21

Licio D'Avossa in preghiera per i suoi  fratelli

Licio D’Avossa

CREMONA (24 dicembre 2020) - Il 18 marzo scorso, il Covid si è portato via Italo, attaccato a un respiratore dell’ospedale Oglio Po, dieci giorni dopo il fratello Carlo, nella sua casa di Cremona, qualche ora prima, la sorella Vanda, spirata all’ospedale di Treviglio. «E’ un Natale molto triste. Eravamo in dieci fratelli. In 70 anni ne ho persi quattro, in dieci giorni tre, senza neppure rendersene conto. Dieci giorni credo sia un record. Non ci si può credere. Tre fratelli è un pezzo di famiglia importante», dice Licio D’Avossa , 83 anni, nome storico del sindacalismo e del volontariato cremonese.

«È un anno bisestile nel senso classico della parola, non solo per la mia famiglia, ma per gli italiani, per il mondo. Lo dico dal profondo del cuore: è possibile negare l’esistenza di questa tragedia mondiale? L’umanità dove sta andando? Io vorrei incontrare qualche negazionista, vorrei parlare in modo civile: ‘Voi negazionisti mi venite a dire che sono morti per una cosa che non esiste?’. Questa cosa è inaccettabile, mi indigna». D’Avossa se la prende anche con chi è contrario al vaccino. «Non vaccinarsi è una mancanza di responsabilità nei confronti del prossimo».
 

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