Bottini: «Non rinunciate agli screening salvavita»

CREMONA (17 dicembre 2020) -  Dottor Bottini, di cosa si sta occupando?
«Delle persone che affrontano il tumore, come sempre. Da tempo sono alle Figlie di San Camillo a Cremona e all’Humanitas di Rozzano».

Come è cambiato il suo ruolo ai tempi del Covid?
«Abbiamo dovuto tutti fare i conti con la realtà. L’Humanitas ad esempio ha costruito 6 nuovi padiglioni Covid, che con la seconda ondata si sono riempiti di gente positiva. Infermieri, anestesisti, gran parte del personale è stata dirottata sul Covid. Ciascuno di noi si deve adattare alla contingenza. Ma c’è una cosa che ci tengo a dire in modo particolare».

Quale?
«Cerchiamo di seguire tutti i nostri pazienti nel migliore dei modi. Nel mio caso, parlo delle donne che hanno bisogno di una visita, siamo sempre stati e siamo tuttora disponibili. Vorrei che non avessero alcun timore».

Timore di contrarre il Covid?
«Esatto».

Perché questa precisazione?
«Perché da quando è iniziato il Covid, sono diminuite le persone che si sono presentate per le visite, con conseguenze talvolta gravi. Ho trovato pazienti con tumori in stato avanzato che hanno aspettato troppo a farsi visitare».

Un problema di cui molto si è parlato nei mesi scorsi.
«Molti hanno detto che faticavano a trovare posto e questo non va bene. Bisogna trovare la strada opportuna e ci deve essere disponibilità da parte delle strutture sanitarie. Però le persone fanno fatica, questa è fin qui la mia esperienza».

Quali sono state le conseguenze di questi ritardi?
«Lo dico in modo brutale, sperando di farmi capire: si muore di Covid e lo sappiamo bene, ma si rischia anche con altre patologie e più si dilatano i tempi, più alto è il rischio».

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