L'ANALISI
15 Novembre 2020 - 07:48
CREMONA (15 novembre 2020) - Il plasma iperimmune continua ad essere una speranza per decine di malati Covid, ma le scorte iniziano a scarseggiare. A Cremona il centro trasfusionale diretto dal dottor Massimo Crotti non si è mai fermato, fornendo quotidianamente il prezioso emoderivato.
Nell’ultima settimana, tra gli ospedali di Cremona, Crema e Casalmaggiore si è arrivati a evadere fino a 10 richieste di sacche al giorno per far fronte alla seconda ondata che, sebbene meno violenta, non sta risparmiando il territorio cremonese. Se però da un lato la domanda torna purtroppo a risalire, dall’altra la disponibilità va nella direzione opposta. «Vorremmo lanciare infatti una nuova campagna di reclutamento affinché le persone guarite si sottopongano al test per la ricerca di anticorpi e siano disponibili alla donazione – afferma Crotti, entrando nei dettagli di una «cura» ancora sperimentale e molto controversa – . È vero, non esiste ad oggi un protocollo scientifico che fissi alcuni capisaldi. Mi spiego: non è stato definito quale sia il momento migliore per iniziare la terapia, su quali malati e a quale stadio del morbo. Così come non è stato stabilito quale tipologia di anticorpi sia meglio selezionare, perché pare che alcuni non siano del tutto efficaci. Detto ciò, a livello clinico questo emoderivato viene regolarmente utilizzato e nell’esperienza dei nostri tre ospedali non emergono eventi avversi. Anzi, tutt’altro». In buona sostanza: mancano studi approfonditi, ma i risultati a livello pratico esistono.
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