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Rocchelli: Markiv, giustizia c'è ma mi hanno tolto tre anni

Ucraino assolto lascia carcere, non avevo nulla contro l’Italia

Daniele Duchi

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04 Novembre 2020 - 14:07

Rocchelli: Markiv, giustizia c'è ma mi hanno tolto tre anni

MILANO (4 novembre 2020) - «Questo popolo mi ha dato casa, istruzione, tutto, non avevo nulla contro questo Paese. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di essere grato per la possibilità che mi ha dato l’Italia. Però tre anni mi sono stati tolti e nessun risarcimento li farà tornare indietro , questa deve essere una lezione per tutti gli innocenti: i casi vanno guardati fino in fondo, perché una virgola può cambiare il destino di un uomo, di una famiglia, di un popolo. Sono contento, abbiamo visto che in Italia la giustizia c'è». Così Vitaly Markiv, lasciando il carcere di Opera, dopo l’assoluzione decisa dalla Corte d’Assise d’appello, che ha cancellato la condanna a 24 anni in primo grado per l’omicidio di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese (mamma cremonese) ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi. Con una bandiera ucraina sulle spalle, Markiv si è presentato sorridente davanti alle telecamere. «In questo processo sono state dette cose molto terribili - ha detto l’italo-ucraino ex soldato della guardia nazionale ucraina -. Non voglio elencare il fango che è stato versato addosso, non a me personalmente. Cose che non hanno niente a che fare con realtà: nemico dei giornalisti, assassino spietato, killer, di tutto e di più mi hanno detto. Ma sostanzialmente di fatti non si è parlato. Ho detto quello che mi sentivo dentro, si è dimostrato che in Italia c'è lo stato di diritto, l’Italia è un Paese democratico. Io sono cresciuto qua. Questi valori mi ha trasmesso l’Italia. Io, prima che iniziasse la rivoluzione, ho avuto la possibilità di vivere il sogno democratico, il sogno europeo». Markiv ha spiegato di essere tornato in Ucraina a combattere "non perché volevo cercare le emozioni forti, sapevo a cosa andavo incontro, che potevo perdere la vita, che non era un gioco. Una grande persona ha detto: 'Non chiedere cosa ha fatto il tuo Paese per te, ma chiediti piuttosto cosa hai fatto tu per il tuo Paesè. Io ho preso la mia decisone: sono ucraino, la mia patria è in difficoltà e devo andare ad aiutarla». (ANSA)

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