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CORONAVIRUS. LA SECONDA ONDATA

I medici: «Non uscite di casa»

L'infettivologa Balotta: «I consigli non bastano. Servono i divieti». Pan: «La pandemia dipende da noi». Presentata la lettera sottoscritta da 71 medici

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

01 Novembre 2020 - 08:24

I medici: «Non uscite di casa»

CREMONA (1 novembre 2020) - «È finito il tempo dei tavoli in cui si discute di integrazione fra ospedale e territorio, occorre passare ai tavoli in cui si realizza questo obiettivo». È l’auspicio espresso ieri dal presidente dell’Ordine dei Medici, Gianfranco Lima, durante la presentazione della lettera firmata da 71 camici bianchi cremonesi e indirizzata alle istituzioni sanitarie lombarde e territoriali e al sindaco di Gianluca Galimberti, in quanto presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci dell’Ats Val Padana. «È una lettera — ha spiegato Lima — che raccoglie le voci preoccupate degli operatori sanitari che sottolineano l’esigenza di fare squadra». Lima ha poi sottolineato le difficoltà dei medici di base su tre questioni: formazione, tamponi e numero insufficiente di vaccini antinfluenzali. 

«Un nuovo lockdown? In alcune aree del Paese ci avviamo verso la fase 4 (trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, ndr), con curve in rapidissima crescita. In questo momento la cosa migliore è restare a casa ed evitare gli spostamenti non necessari. Questa è la raccomandazione del Governo». Lo ha sottolineato Claudia Balotta, ieri mattina a Spazio Comune, nel corso della presentazione della lettera del mondo sanitario cremonese con le richieste alle istituzioni regionali e territoriali.

«La pandemia — ha aggiunto il primario di Malattie Infettive, Angelo Pan — nasce dai comportamenti umani: non è il virus che decide dove andare, siamo noi». Pan ha anche dato qualche dettaglio sulla situazione: «Rispetto alla prima ondata, quando avevamo 25 o 30 ricoveri al giorno, l’incremento dei casi è meno veloce. Oggi in ospedale ci sono una settantina di pazienti Covid, ma ricordiamoci che il 3 ottobre erano quattro in tutto».

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