L'ANALISI
12 Ottobre 2020 - 07:04
CREMONA (12 ottobre 2020) - L’acquazzone si abbatte sulla città. Su una panchina dei giardini pubblici di piazza Roma, ai piedi delle montagnole, un uomo è avvolto in un sacco di plastica trasparente, telo di fortuna che lo protegge dalla pioggia scrosciante. Se ne sta lì, immobile, nel suo bozzolo improvvisato che lo ricopre fin sopra la testa: dai bordi dell’apertura spunta soltanto un ciuffo ricciuto e brizzolato. Allo schienale della panchina – proprio accanto a un cestino dei rifiuti – sono appoggiate due stampelle e una bicicletta sgangherata. Gli emblemi di una vita vagabonda e tribolata.
L’immagine dell’uomo infilato nel sacco è una calamita per gli sguardi, increduli e sgomenti, delle persone che attraversano l’area verde, sotto gli ombrelli colpiti dalla pioggia. A pochi metri di distanza, il sabato delle leggerezza e della spensieratezza si consuma fra drink, chiacchiere e risate. Ma lì, in quell’angolo del cuore cittadino, si specchiano solamente il disagio, il bisogno, la solitudine. Sì: quell’involucro, che ogni cremonese utilizza abitualmente per raccogliere l’immondizia, è un pugno nello stomaco. L’uomo (di origine rumena, assicurano quelli che sono riusciti a strappargli qualche parola) già da alcuni anni ha fatto dei giardini pubblici il suo rifugio. Ma solo per brevi periodi. Appare e scompare. E poi, senza mai chiedere nulla a nessuno, rispunta in sella alla sua bicicletta.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris