L'ANALISI
CREMONA
06 Settembre 2020 - 20:17
CREMONA (6 settembre 2020) - Alleati al governo (con molti più punti in comune di quelli che si potevano immaginare) ma divisi dalla scelta di voto per il referendum del 20 settembre sul taglio dei parlamentari (per il primo una scelta giusta e necessaria, per il secondo un salto nel buio che ci saremmo dovuti risparmiare), Danilo Toninelli e Paolo Bodini si sono confrontati oggi pomeriggio nel cotile Federico II di Palazzo del Comune nel faccia a faccia moderato dal giornalista de La Provincia Riccardo Maruti.
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«La riduzione di deputati e senatori non può a nessun titolo essere descritta come un taglio della rappresentatività», ha esordito Toninelli, senatore pentasastellato ed ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti nel governo Conte 1. «Passare da 945 a 600 significa solo allinearci al rapporto numerico fra eletti e cittadini dei principali Paesi europei, dotarsi di assemblee meno pletoriche e dunque più snelle ed efficienti; nelle quali ogni eletto è ‘costretto’ a metterci la faccia ed a lavorare davvero, perché non ci sono decine di colleghi da mandare avanti e dietro i quali nascondersi».
«Il sì porterebbe a confermare una legge sbagliata, che prendendo di mira la rappresentatività dietro il paravento della presunta riduzione di certa inefficacia, mette in discussione il cuore della democrazia», ha ribattuto l’ex sindaco di Cremona, ex senatore Pd ed attuale esponente di Liberi e Uguali. «L’Italia non è il Paese europeo con il maggior numero di parlamentari (il Regno Unito ne ha 1.400 e ci supera largamente) e con questa riforma diventeremmo in percentuale i meno rappresentati del vecchio continente».
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