L'ANALISI
25 Agosto 2020 - 08:08
Carla Maestrini, caposala del reparto di Terapia intensiva
CREMONA (25 agosto 2020) - Cremona e il suo silenzio. Cremona e la sua angoscia. Cremona immobile e ferita, ma bellissima, sbarca a Venezia durante il Festival del Cinema. E lo fa con il film «A viso aperto» realizzato dal registra Ambrogio Crespi, una garanzia in fatto di produzione documentaristica. Dopo avere raccontato di terrorismo e mafia, di carceri e casi giudiziari, di terra dei fuochi e vite spezzate dalla droga, Crespi ha deciso di raccontare in presa diretta la pandemia. E lo ha fatto recandosi nelle zone più colpite. Nei giorni più bui. Cremona occupa un posto d’eccezione in questo racconto, prodotto da Index Production, che con il patrocinio di Anci, Polizia di Stato e Simeu (Società Italiana Medicina d’Emergenza Urgenza) approderà il 10 settembre in laguna: qui, per iniziativa del sindaco Luigi Brugnaro, sarà presentata nell’Olimpo della cinematografia italiana ed estera dopo la prima nazionale del 3 settembre che si terrà invece in un’altra location prestigiosa: il Museo del Cinema di Milano. «Poi vorremo venire da voi a Cremona — rivela il regista, impegnato in queste ore a definire un accordo per la distribuzione e che raccoglie così la richiesta arrivata dal sindaco Gianluca Galimberti, lanciata sul quotidiano La Provincia nella lunga intervista con il direttore Marco Bencivenga —. Devo dire però che questo film ha trovato inaspettatamente molte resistenze, come se non fosse conforme ad un’idea precostituita. Ma il nostro non è un film politico, noi ci siamo occupati di una cosa seria: la memoria».
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