L'ANALISI
15 Agosto 2020 - 08:57
Agnese e Giuliano Viscardi
PONTEVICO (15 agosto 2020) - Domani alle 9 sarà celebrata una messa a Torchiera di Pontevico, presso la casa della famiglia Viscardi, davanti al crocifisso in legno e alla statua della Madonna in gesso. Accade ogni anno, da quando Giuliano e Agnese, di 58 e 53 anni, e i figli Luciano e Maria Francesca, 28 e 23 anni vennero sterminati da due rapinatori — il serbo Ljubisa Vrbanovic, soprannominato Manolo, e il nipote Ivica Bairic — a colpi di pistola la notte tra il 15 e il 16 agosto 1990. Sono passati 30 anni. Pontevico è il primo centro di là dall’Oglio, a due passi da Robecco. Il delitto suscitò sconcerto e paura anche in tutto il territorio cremonese. Avrebbe potuto capitare a chiunque, si diceva. Una frase che alimentava il terrore di quelle ore drammatiche. Uno dei due killer morì poco dopo in un conflitto a fuoco con la polizia. L’altro, Manolo, venne arrestato in Serbia, condannato a 40 anni di carcere e, prima del processo in Italia, venne dichiarato morto nel novembre 2014. Unico superstite della famiglia Viscardi, Guido, figlio e fratello delle vittime, chiede a gran voce la verità, chiede con certezza che quel corpo sepolto sia di Manolo, chiede la prova del dna. E trent'anni dopo c’è anche chi sostiene che quella strage forse poteva essere evitata. È Eugenio Baresi, classe 1953, di Ghedi. Già sindaco Dc, è stato eletto nelle file del Ccd nel ‘94 col centrodestra di Berlusconi. Fino al ‘96 è stato segretario della Commissione Bicamerale di Indagine sul Terrorismo e le Stragi. Si è dedicato alla strage di Ustica. E si occupò anche di Torchiera. Indagò sull’arresto e il rilascio del killer Manolo prima dell’atroce crimine.
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