L'ANALISI
13 Agosto 2020 - 07:53
AZZANELLO E GENIVOLTA (13 agosto 2020) - Tecnicamente si chiama apicidio. E, stando a quello che i primi accertamenti sembrerebbero dimostrare, nel Parco Oglio Nord ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Centinaia gli alveari perduti tra i territori di Azzanello, Genivolta e la Bassa Bresciana (Borgo San Giacomo e Villachiara). Non quantificabile con esattezza il numero di esemplari uccisi da un killer ancora misterioso: si ipotizzano milioni di vittime ma si tratta, al momento, solo di una stima.
L’estate avvelenata per le api di pianura è iniziata nelle scorse settimane con i casi registrati a Merlino, nel Lodigiano, quasi al confine con l’Alto Cremasco, e nel Mantovano. Da quanto si è appreso, pare non si sia trattato di un semplice spopolamento di bottinatrici; è stato rilevato un autentico tappeto di api morte davanti e dentro gli alveari che ha causato lo sterminio di numerose famiglie. Come sempre in questi casi si è provveduto ad allertare i Dipartimenti veterinari competenti e a prelevare campioni da destinare ad analisi.
In particolare negli apiari cremonesi è stato effettuato anche un sopralluogo anche da parte dei carabinieri forestali e dei tenici di Ats Valpadana.
A differenza dell’avvelenamento del Mantovano, per il quale si sospetta che all’origine possano esserci i trattamenti sui frutteti, nella moria registrata al confine tra le province di Cremona e Brescia la coltivazione osservata speciale è quella della soia, risultata in fiore al momento del sopralluogo e proprio per questo visitata dalle api.
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