L'ANALISI
11 Agosto 2020 - 07:56
CREMONA (11 agosto 2020) - Fatta filtrare dalla Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps, la notizia che alcuni deputati avrebbero chiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro per le partite Iva, malgrado i loro non certo magri stipendi, ha scatenato una pioggia di reazioni. Nella procedura non ci sarebbe alcuna irregolarità, ma l’indignazione è esplosa per l’inopportunità della richiesta da parte di chi non ha subito alcuna conseguenza economica per l’epidemia di un aiuto destinato invece ad aiutare chi ha dovuto far fronte alla crisi economica innescata dal Covid. L’Inps non ha reso noti i nomi dei ‘furbetti’ e domenica le voci si sono concentrate su tre partiti: i deputati sarebbero tre leghisti, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia viva. Ieri è filtrato che in 5 avrebbero fatto richiesta ma solo in 3 avrebbero ottenuto il bonus. Dal conteggio si tira fuori Italia Viva che, anzi, minaccia querele contro chi osasse ancora coinvolgerla nell’affaire.
Luciano Pizzetti, deputato cremonese del Pd: «L’Inps non faccia le cose a metà, gettando discredito su tutti per colpa di cinque». Danilo Toninelli (M5S): «Stiamo raccogliendo le firme di tutti i nostri deputati per la rinuncia alla privacy».
Fra i parlamentari della Lega l’ordine sembra essere quello del silenzio. Irraggiungibili la deputato soncinese Silvana Comaroli e il senatore Simone Bossi. La cremasca Claudia Gobbato fa consegnare poche righe dal proprio addetto stampa in cui esclude di far parte dei cinque ‘furbetti’ e sottolinea: «Si tratta certamente di un atto grave da condannare, soprattutto se consideriamo che quelle risorse sarebbero dovute andare solamente a chi ne aveva davvero bisogno in un momento particolarmente difficile».
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