L'ANALISI
06 Agosto 2020 - 07:33
BEIRUT (Libano, 6 agosto 2020) - «Come un’atomica». Descrive così l’esplosione avvenuta martedì pomeriggio a Beirut un funzionario italiano, conosciuto in città, e da diverso tempo residente nella capitale libanese. Per ragioni di sicurezza non vuole che la sua identità venga svelata, ma accetta di raccontare quegli attimi drammatici. «Ero nella mia casa a circa 4 chilometri dal luogo dell’esplosione e ad un certo punto ho avvertito un forte tremore tipico dei terremoti e subito dopo un fortissimo boato. Ho avuto l’istinto di gettarmi accanto ad un muro: al momento non capivo cosa stesse accadendo. Abito a dieci minuti dal porto chesi trova vicino al centro della capitale, davanti alla mia abitazione si trovano decinedi palazzi, ma non sono serviti a fare da scudo: vetri e porte sono stati sfondati. La mia casa è devastata». Ma la fortuna è quella di essere ancora vivi. «Non ho riportato neppure un graffio, mentre purtroppo non è così per chi ha avuto al sfortuna di vivere in altri quartieri».
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