L'ANALISI
23 Luglio 2020 - 07:32
CASALMORANO (23 luglio 2020) - Un altro sopralluogo alla ricerca della verità. Non sono concluse le indagini sull’incendio che lo scorso 28 giugno ha distrutto buona parte dei ripetitori installati in cima all’acquedotto. Ieri mattina i carabinieri della compagnia di Cremona e una squadra di specialisti dei vigili del fuoco – un’unità investigativa incaricata di accertare insieme agli uomini dell’Arma l’eventuale origine dolosa del rogo – hanno raggiunto nuovamente Casalmorano per compiere ulteriori approfondimenti. Anche perché, al di là del comprensibile riserbo, i sospetti degli inquirenti muovono principalmente nella direzione dell’atto volontario. Per due ragioni: in primis le antenne delle telecomunicazioni, soprattutto in questo periodo, vengono considerate dei bersagli privilegiati da parte delle frange più estreme degli ambientalisti; inoltre, sul retro dell’acquedotto stesso, la notte in cui le fiamme hanno avvolto la torre issandosi sino alle parabole, sono comparse delle scritte contro la tecnologia 5G.
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