L'ANALISI
22 Luglio 2020 - 07:38
CREMONA (22 luglio 2020) - Le trame tra le correnti di potere, le nomine pilotate, l’influenza sulle carriere di magistrati anche destinati alla guida di Procure, Tribunali e del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura. «A me sembra evidente una cosa. Palamara non è la causa, Palamara è l’effetto, Palamara è la sintesi di un sistema che, come sappiamo, c’è, purtroppo, da molto, molto tempo». Lo dice ai microfoni di Radio Radicale, Alessio Romanelli, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema’ Sandro Bocchi’, intervenuto all’evento organizzato dal Partito Radicale - ‘Dal processo Palamara il processo alla Giustizia’, condotto da Lorena D’Urso. Collegato c’è Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm già espulso per «la gravità dei fatti», verso il quale si è aperto il procedimento davanti alla sezione disciplinare del Csm. In sua difesa, l’ex pm ha citato 133 testimoni: una lista lunghissima che mette insieme ex ministri, presidenti emeriti della Consulta, ex vicepresidenti del Csm, i capi di alcune importanti procure, consiglieri giuridici del Quirinale e molti magistrati. E tra i testi a suo discarico, c’è il togato Piercamillo Davigo, componente del collegio che rivestirebbe il doppio ruolo di giudice e testimone nello stesso processo. A lui è stato, pertanto, rivolto un invito ad astenersi dalla partecipazione al collegio: in caso contrario, è stata presentata un’istanza di ricusazione, già inviata alla sezione disciplinare di Palazzo dei marescialli. A Radio Radicale, Palamara non si sottrae alle domande degli avvocati Giuseppe Rossodivita e Valerio Spigarelli (ex presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane) e del magistrato Alfonso Sabella.
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