L'ANALISI
08 Luglio 2020 - 07:09
CREMONA (8 luglio 2020) - Le cucine benefiche hanno riaperto. Dopo il lockdown la mensa per i poveri situata in viale Trento Trieste ha iniziato a ospitare nuovamente i più bisognosi. A gestire i pasti per gli ultimi di Cremona c’è la San Vincenzo. I volontari hanno riaccolto tanti volti famigliari, ma anche diverse presenze nuove. La crisi si sta facendo sentire: lo si vede ad occhio nudo. Da un lato i diseredati di sempre, dall’altro chi fino a ieri lavorava e riusciva tranquillamente a fare la spesa e a pagare le bollette. Già, perché ora non c’è solo fame di cibo.
«I bisogni sono diventati altri - conferma la presidente Eugenia Rozzi, anche lei dietro il bancone della mensa a distribuire i pasti -. Siamo solo all’inizio, vediamo forse la punta dell’iceberg, ma l’impressione che abbiamo è che l’emergenza abbia azzerato interi redditi. Ci sono persone che non ci chiedono solo pacchi alimentari, ma un aiuto per saldare l’affitto, pagare le bollette delle utenze o l’assicurazione dell’auto, comprare medicinali o un paio di occhiali da vista. Richieste che ci fanno capire che queste persone prima avevano un tenore di vita normale e che ora sono in ginocchio a causa dell’incipiente crisi economica e sociale». L’emergenza da queste parti è pane quotidiano: alle porte delle cucine da una settimana si presentano una media di 25 persone al giorno. Numeri che replicano la distribuzione dei pasti avvenuta durante il lockdown.
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