L'ANALISI
21 Giugno 2020 - 07:37
CREMONA (21 giugno 2020) - Un palcoscenico di sampietrini, un tetto di stelle e, per fondale, i marmi e i mattoni delle architetture di piazza del Comune, che irrompono maestose - spigoli e archi - nelle inquadrature delle telecamere. Il cuore antico della città è il teatro della «Notte di luce», la produzione firmata Rai 5 promossa da Lgh e amministrazione comunale per raccontare la resistenza e la resilienza di Cremona. La conduttrice Monica Giandotti attraversa la piazza infilata in un monospalla rosa e prende posto su una delle due poltrone nere dirimpetto l’ingresso del Battistero. Di fronte a lei, nelle ore successive, si siederanno lo scrittore Antonio Scurati, lo storico dell’arte Flavio Caroli, il musicologo Sandro Cappelletto, la filosofa Maura Gancitano. Parleranno a lungo dell’epidemia, si interrogheranno sulla salvezza e rifletteranno sulla bellezza. Quella di una città orgogliosa e più forte del male che l’ha colpita a tradimento. Lo sa meglio di tutti gli altri speaker Angelo Pan, il primario di Infettivologia dell’ospedale Maggiore di Cremona. Il cielo è un abisso di buio quando appare la sagoma di Clarissa Bevilacqua, la violinista prodigio che impugna il Cremonese 1715, «uno strumento dal suono possente eppure dolcissimo».
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