L'ANALISI
06 Giugno 2020 - 14:10
CREMONA (6 giugno 2020) - «L’intervento di riqualificazione di via Dante è stato appena ultimato. Ci spiace constatare che, nonostante il rilevante impegno di risorse e di tempo, il risultato appaia come l’ennesima occasione persa». A parlare così è il Gruppo consiliare Forza Italia Cremona. «Alla sua origine via Dante è stata concepita come una strada urbana, a doppio senso di marcia, con ampi parcheggi, aiuola centrale, con numerose attività commerciali e terziarie frequentate da moltissimi cittadini cremonesi. Non vogliamo ritornare sulla scelta di modificare i sensi di marcia che condiziona ancora oggi la godibilità, la funzionalità, il decoro e la sicurezza di questa importante arteria cittadina. Tuttavia la riduzione delle corsie di marcia in un unico senso, offriva ampie possibilità per generare spazi dedicati ai cittadini e agli operatori economici che non si limitano a transitarvi». E poi: «Come per altre strade urbane ad alto scorrimento, abbiamo auspicato e proposto una riqualificazione nell’ottica di favorire la creazione di spazi connettivi del tessuto del “piano terra” della città. Ci riferiamo in particolare ad una riqualificazione che avrebbe potuto contemplare la presenza di verde urbano, con ampi spazi per i plateatici destinati alle attività commerciali, lo sfalsamento di livello tra i tracciati automobilistici e ciclabili, soventi occasioni di attraversamento debitamente protetto oltre alla cura per la qualità dei materiali e delle pavimentazioni. In sintesi la visione di una città bella e vivibile per tutti con innumerevoli vantaggi per l’ambiente e per il clima urbano. Purtroppo nulla di tutto questo è stato realizzato e via Dante ha assunto le caratteristiche di una barriera invalicabile, una pericolosa tangenziale urbana dove l’unica funzione che troverà forte giovamento sarà quella veicolare. Così come configurato l’assetto odierno della strada costituisce una frattura tra il centro storico e l’abitato che sta a nord, un elemento di disturbo che svaluta il tessuto urbano di tutte le attività che la compongono e che lo integrano, siano esse residenziali, commerciali o terziarie.
A mancare è stata ancora una volta la cultura della qualità urbana e il rispetto della cosa pubblica. Si è affermata invece con chiarezza cristallina l’approccio banale e superficiale alle dinamiche complesse della città e il disinteresse per chi in quella strada e in quella zona vive e lavora. Con le stesse risorse ed in tempi anche più brevi, si poteva fare molto meglio. Cremona sta per battezzare un nastro di asfalto triste d’inverno e incandescente in estate. Non manca nulla. Nemmeno, con tutto lo spazio che c’era, il consueto palo (nuovo!) in mezzo alla carreggiata, un vezzo diventato ormai la triste firma della giunta Galimberti sulle piste ciclabili».
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