L'ANALISI
27 Maggio 2020 - 06:53
CREMONA (27 maggio 2020) - Se è vero che la città è uno spazio comune, bisogna, a maggior ragione, coltivare e incoraggiare anche la voglia di prendersene cura. Il compito spetta in primis all’amministrazione, ma anche ai singoli cittadini con azioni di responsabilità e cura civili. Ad esserne convinto è Angelo Garioni, architetto, animatore culturale. Così non ha fatto passare molto dalla sua guarigione dal Covid-19 ed è tornato l’architetto battagliero di sempre: «Malgrado un po’ di affaticamento nel respirare, non mi sono tirato indietro e in tre ore, complice una mattinata non troppo fredda, ho deciso di ripulire le zone intorno a Sant’Omobono - afferma l’architetto -. Mi piangeva il cuore vedere le piante infestanti sul sagrato e intorno alla chiesa e allora mi sono armato di guanti, sacco e un po’ di pazienza. E con tutti i dispositivi di sicurezza ho cominciato la mia azione di pulitura del sagrato e del marciapiede che lo circonda e delimita. Ho pensato che potesse avere un suo significato, anche simbolico, partire proprio dalla chiesa intitolata al patrono della città».
Dalla teoria alla prassi e con sempre l’occhio attento al degrado urbano, Angelo Garioni ‘sanificata’ l’area di Sant’Omobono nelle prime ore di qualche mattino fa, ora ha un nuovo obiettivo: «Come sempre in maggio l’erba infestante cresce e si assiste alla copertura di segni monumentali importanti per la storia e la memoria della nostra città – torna all’attacco Garioni -. Il torrione di via Ghinaglia uno dei resti visibili dell’antico castello di Santa Croce è quasi interamente ricoperto di verde. Non mi riferisco solo alla cima del torrione per cui è necessario un intervento massiccio, ma anche alle zone intorno al resto del nostro castello, un baluardo che gareggiò per imponenza e importanza con i castelli di Pavia e di Milano. Tutto intorno è un pullulare di erbacce. Il problema è che se l’erba attacca la muratura sgretola la malta e mette a rischio il torrione stesso».
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