L'ANALISI
20 Maggio 2020 - 06:52
CREMONA (20 maggio 2020) - Come di un amico ritrovato dopo il lungo periodo di separazione dovuto all’epidemia non passano inosservati i capelli lunghi e il viso magari un po’ segnato da qualche ruga mai notata prima, così il Palazzo comunale tornato a fare da sfondo al giretto in centro di tanti cremonesi rivela ora le erbacce cresciute in queste settimane nelle fessure e negli interstizi e quei segni del tempo che, forse, la lunga confidenza ci aveva nascosto finora. Come alcune crepe sulla facciata, o i segni di quel fulmine che nel 1995 aveva disintegrato un tratto di fregio in cotto che si trovava sopra l’arengario marmoreo addossato al pilastro centrale ed eseguito dal Trotti nel 1507.
A questi segni dell’età si sono aggiunti in questi mesi le erbacce che hanno prosperato in queste settimane di blocco delle attività. «Si tratta — spiega il dirigente del settore Lavori pubblici del Comune, Marco Pagliarini — di una particolare varietà, una pianta grassa che resiste al trattamento col diserbante e che va strappata a mano, ma le cui radici non si riesce ad eliminare. Ecco perché normalmente dobbiamo intervenire ogni 40 giorni circa nel periodo primavera-estate. Quest’anno non è stato possibile farlo a causa del Coronavirus ma lo faremo non appena i nostri operai non avranno sistemato le altre priorità. Che sono i parchi e i giardini della città, riaperti all’uso pubblico».
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