L'ANALISI
11 Maggio 2020 - 08:24
CREMONA (11 maggio 2020) - Al momento non esistono evidenti «correlazioni dirette» fra la presenza nell’aria di grandi quantità di Pm10 e la diffusione del virus Covid-19. E non è possibile concludere che la propagazione del virus nell’aria avvenga anche grazie all’uso delle polveri sottili come vettori. È tuttavia già dimostrato da altri studi che l’alta concentrazione di Pm10 influenza negativamente il sistema immunitario e favorisce la diffusione di alcune infezioni virali.
Sono queste le conclusioni a cui arriva lo studio «La prima analisi dei dati sulla possibile diffusione nell’aria del virus Covid-19 dovuta al particolato fine: il caso della Lombardia». In via di pubblicazione su Environmental research, una rivista di scienze ambientali e salute, lo studio è stato condotto da Elza Bontempi, professore ordinario di Chimica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia. Specializzata nella ricerca di materiali sostenibili, Bontempi è autrice di duecento pubblicazioni e negli anni è stata responsabile di diversi progetti di ricerca nazionali ed europei. «Si tratta — spiega la ricercatrice — di un primo studio che può servire da riferimento per meglio comprendere e prevedere i fattori che influenzano la diffusione del virus e le vie di trasmissione, focalizzando il ruolo della questione del particolato nell’atmosfera».
«Per quanto riguarda Cremona — spiega Bontempi — , l’incidenza dei casi sul totale della popolazione è già abbastanza alta all’inizio dell’epidemia (anche data la vicinanza a Lodi), anche se il numero assoluto dei casi giornalieri era nei primi giorni più basso rispetto a Brescia e Bergamo. Il numero di superamenti della soglia delle Pm10 e il valore della loro concentrazione comunque risultano a Cremona più alti rispetto che a Bergamo (nell’intervallo di tempo considerato), dove però il numero di persone infettato era esploso. Potremmo dire dunque — è la conclusione — che se le Pm10 avessero fatto da vettore del virus (confrontando la situazione di Bergamo) ci saremmo dovuti aspettare, a Cremona, molti più positivi al COvid-19 nel mese di marzo, rispetto ai casi invece riscontrati».
Attenzione però a concludere che le polveri sottili non siano a questo punto pericolose. Non è così. La stessa Bontempi scrive che «il particolato fine è già riconosciuto come un fattore di stress cronico che rende la popolazione più vulnerabile a un’epidemia. Ma non ha agito da veicolo al virus, altrimenti le aree con maggior concentrazione di polveri sottili avrebbero dovuto essere anche quelle più colpite dall’epidemia».
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