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PROCESSO AEMILIA

‘Ndrangheta, il boss Grande Aracri chiede i domiciliari per il rischio Covid

Anche Romolo Villirillo, uno dei sei capi della cosca autonoma che si è radicata in Emilia Romagna e a Cremona, ha ottenuto un pronunciamento di scarcerazione dai giudici di Catanzaro

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

02 Maggio 2020 - 10:51

‘Ndrangheta, il boss Grande Aracri chiede i domiciliari per il rischio Covid

Grande Aracri in collegamento durante il processo

CASTELVETRO (2 maggio 2020) - Anche Nicolino Grande Aracri, boss della ‘Ndrangheta a capo della cosca cutrese che operava a Cremona e nella Bassa Piacentina, ha chiesto i domiciliari per il rischio Covid-19. Pur essendo in regime di 41 bis al carcere di Opera a Milano, isolato da contatti con altri detenuti, ‘Nick mano di gomma’, condannato all’ergastolo, ha mosso i suoi legali per chiedere di uscire, adducendo anche il motivo delle precarie condizioni di salute. Contemporaneamente arriva la notizia che un altro uomo importante legato ai Grande Aracri, Romolo Villirillo, che per parecchio tempo ha avuto domicilio a Castelvetro, condannato in via definitiva nel processo Aemilia come uno dei sei capi della cosca autonoma che si è radicata in Emilia Romagna, ha ottenuto un pronunciamento di scarcerazione dai giudici di Catanzaro. Secondo l’accusa Villirillo era uno dei tanti uomini di fiducia di cui si fidava Grande Aracri, operativo al Nord assieme all’altro capo Francesco Lamanna nell’area tra Piacenza, Monticelli d’Ongina, Castelvetro e Cremona. Altra istanza di scarcerazione per motivi di salute era stata presentata nei giorni scorsi (e in attesa di risposta) per Pierino Vetere, residente a Castelvetro, a sua volta condannato in primo grado nel processo Aemilia.

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Commenti all'articolo

  • themitch

    03 Maggio 2020 - 08:34

    Cavolo ergastolani in regime 41bis li mandi ai domiciliari? Allora sei un demente! Del resto rischiano meno in carcere che fuori!

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