L'ANALISI
29 Aprile 2020 - 09:21
CREMONA (29 aprile 2020) - «Il richiamo del Papa è un servizio alla Chiesa e al Paese: siamo nel tunnel e la prudenza e l’obbedienza sono la condizione per uscirne. Sarebbe sbagliato interpretare il 4 maggio come un ‘libera tutti’. Siamo davanti a un percorso che per forza di cose andrà avanti per piccoli passi». Lo ho sottolineato il sottosegretario della Cei, don Ivan Maffeis, sottolineando che il dialogo con le istituzioni, sulla cosiddetta ‘Fase 2’ va avanti «tutti i giorni». In particolare in queste ore l’interlocuzione riguarda il protocollo per la celebrazione dei funerali a partire da lunedì 4 maggio. Ci sono ipotesi anche per le Messe in generale e tra queste «la possibilità di celebrare all’aperto», conferma don Maffeis. Da quale data ancora è da vedere, «bisogna procedere per piccoli passi senza calpestare i sacrifici che il Paese ha affrontato con enorme dignità», ma anche considerando che «dopo queste lunghe settimane d’inverno stiamo intravedendo un po’ di primavera e in ciascun ambito c’è una grandissima attesa di rialzarsi». Di funzioni religiose e delle migliori modalità concrete per lo svolgimento in piena sicurezza delle celebrazioni consentite, si parlato ieri mattina nella riunione in videoconferenza sotto la direzione del prefetto di Cremona, Vito Danilo Gagliardi.
All’incontro, oltre ai vertici provinciali delle forze dell’ordine, al presidente della Provincia Mirko Signoroni e ai sindaci di Cremona, Crema e Casalmaggiore, erano presenti il vescovo di Cremona Antonio Napolioni e il vescovo di Crema, Daniele Gianotti. Insieme, tutti i partecipanti riuniti in collegamento hanno contribuito al tavolo che il prefetto ha ritenuto opportuno indire in questo momento particolare per consentire un confronto con le autorità sanitarie, uniche in grado di fornire il necessario apporto tecnico alla discussione, per chiarire ogni punto della nuova normativa, in vigore dal 4 maggio, che possa dare adito a dubbi o complicazioni nella sua applicazione.
Le nuove misure, annunciate dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella serata di domenica, limitano espressamente per la cosiddetta fase 2 le funzioni religiose consentite alla sola ipotesi dei funerali e con la presenza massima di 15 persone, «criterio da applicarsi con una minima tollerabile dose di buon senso e opportunità in base al caso concreto, preferibilmente provvedendo alla celebrazione del rito all’aperto. Resta chiaro invece come l’indicazione del Governo vada intesa in senso restrittivo sul tipo di cerimonia, che riguarda solo e unicamente il funerale in senso stretto e non anche altre funzioni religiose ad esso connesse, come trigesimo, messa in suffragio o simili. In ogni caso deve sempre essere garantita la rigorosa osservanza di tutte le dovute precauzioni dettate dai protocolli stilati in materia per la tutela della salute e per il contrasto della diffusione del contagio, dal rispetto delle distanze interpersonali all’utilizzo di dispositivi di protezione». È questo il contenuto dell’incontro, che di fatto ribadisce la linea governativa: per le messe aperte ai fedeli non sussistono le condizione idonee per la sicurezza.
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