L'ANALISI
23 Aprile 2020 - 07:36
SONCINO (23 aprile 2020) - «Purtroppo, e questo mi ha fatto male, la Curia Vescovile, senza minimamente interpellarmi, ha fatto pubblicare una nota in cui mi si accusa di non essermi attenuto alle prescrizioni civili e religiose. Piena sintonia con i miei superiori ai quali mi permetto di chiedere umilmente di ascoltare i propri sacerdoti prima di emettere sentenze che possono minare la tanto auspicata fraternità». Parole cortesi ma anche, impossibile nasconderlo, di rimprovero e delusione quelle che don Lino Viola ha affidato alla sua penna in una missiva ufficiale della parrocchia diretta al vescovo Antonio Napolioni e agli altri sacerdoti della diocesi. E’ la dura risposta dell’arciprete alla sua curia che l’ha scaricato in toto dopo che, avendo celebrato una messa alla presenza di qualche fedele, è stato multato per aver violato la quarantena. Pur solo, però non si scoraggia e, anzi, è già pronto alla battaglia legale: «Perché i carabinieri – rimarca – hanno proprio toppato».
«Dopo il comunicato della Curia Vescovile, sento l’obbligo di fare chiarezza su quanto è accaduto». Si apre così, con distacco pari a quello che si percepiva nella sopraccitata comunicazione del vescovo, la risposta di don Lino ai suoi superiori. Trentatré righe, quasi tutte occupate da una meticolosa ricostruzione dei fatti dal suo punto di vista, che si concludono con «stima e affetto» ma tradiscono un animo ferito dalla poca solidarietà dei piani alti, dichiaratamente attesa.
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