L'ANALISI
18 Aprile 2020 - 11:17
CREMONA (18 aprile 2020) - Il loro papà, Carlo, si è spento l’8 marzo lontano dalla sua Cremona, in un letto dell’ospedale Niguarda di Milano, dopo una breve lotta contro il Covid-19. Oltre all’immenso dolore della perdita, le due sorelle Bertolini – la fashion blogger Elisabetta e la commerciante Mara – hanno dovuto subire quella che loro ritengono «la beffa» di una «inspiegabile» spesa funeraria. Non tanto per il pur salatissimo conto finale, quanto per la presenza nella nota spese di almeno tre voci duramente contestate dalle sorelle: 200 euro per i dispositivi di protezione individuale indossati dai necrofori, 560 euro per l’uscita della salma dal comune di Milano e 950 euro per una cerimonia funebre che non è mai stata celebrata. Tutto nero su bianco: carta canta.
Mara spiega, con parole a dir poco amareggiate: «Crediamo che questo genere di spese dovrebbe spettare alle istituzioni. Sì, ci siamo sentite abbandonate e tradite dallo Stato». Poi racconta: «Papà era stato ricoverato a Cremona prima di essere trasportato al Niguarda per l’improvviso peggioramento del quadro clinico. Nessuno, tra l’altro, ci aveva avvisato del trasferimento. Poi però il personale dell’ospedale milanese si è dimostrato estremamente gentile, ci ha persino concesso in via straordinaria di vedere papà a distanza». Quando Carlo se n’è andato, le sue figlie hanno dovuto ingaggiare due diverse agenzie di onoranze funebri: una di Milano, incaricata di riportare a casa la salma, e l’altra di Cremona, che si è occupata della cremazione prima di presentare il conto. «Mai ci saremmo aspettate di dover sborsare quasi seicento euro per riavere le spoglie di papà – dichiara Mara –. Mi chiedo: perché tocca a noi figlie pagare il sovrapprezzo della tragedia?». Il peso del lutto, così, si è trasformato in una stangata di cinismo.
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